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Ottimo Amico Le scrivo dal letto, trovandomi ancora indisposta. Però mi limito a far voti per la guarigione de’ suoi occhi, a pregarla di darmene nuove, e a salutarla cordialissimamente. Sua Aff.ma Amica Adelaide Maestri.

1113. Di Giacomo Tommasini.
Bologna 28. Luglio 1827.

Pregiatmo Sig.1 Conte Mia moglie, e mia figlia erano partite per Parma, insieme coll’Av- vocato Maestri, poco prima che mi arrivasse il pregiato suo foglio del 6. corrente. Non mancai di mandare a mia moglie il foglio a lei diretto; al quale dubito ch’ella abbia sollecitamente risposto, essendo stata in gravi angustie per una malattia che quasi condusse a morte una sua sorella. Fui a Parma di volo io medesimo ne’ momenti del maggiore pericolo; e tornatone con fondate speranze intorno a mia cognata, ho poi ricevuto un’altra dispiacevole notizia: che alla mia Adelaide con- tinua a recare molestia quella tosse, che ebbe qui principio prima della sua partenza. La qual malattia, comecché lieve sinqul, e mancante di febbre, pure mi tiene in pena essendo stata due anni sono pertinace, appunto in estate ed in autunno, per quattro interi mesi. Egli è per ciò che, terminati essendo i miei impegni in quest’università, io mi trasferirò a Parma fra due o tre giorni. Nè io ho voluto partire prima di salutarla cordialmente, e ringraziarla della memoria che serba di noi. Voglia la sorte che l’avvenire sia più lieto che non è il presente, e che possiamo altra volta godere tranquilli de’ soli piaceri che riman- gano agli uomini: quelli della vera amicizia. Mi comandi ove potessi servirla; mi saluti cordialmente Giordani, e mi creda sempre

Suo aff'"° Servit.6 ed Amico
G.mo Tommasini

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GIACOMO LEOPARDI ii 14. Di Francesco Puccinotti. [Macerata 29 Luglio 1827] Leopardi mio Ti scrivo costì a Bologna per la seconda volta stimando che tu non ne sia partito; mentre prima di partirne mi avevi promesso di darmene avviso; ed io da quando tu lasciasti Recanati non ho avute più lettere tue. Or sappi dunque che ho veduto annunciate ne’ pubblici fogli le tue Operette morali come già venute in luce: e questo annunzio m’ha messo addosso una cotal frega un cotal pizzicore che se tu non me ne mandi subito una copia io ne morrò certo di voglia. Madama Biblioteca ita- liana ha preteso di farla da saputella con te, invitandoti a logorare il bellissimo ingegno tuo nelle traduzioni. Forse quell’articolo sul tuo Gemisto Pletone fu parto di qualche pidocchio della parrucca del tra- duttore d’Omero. Ma tu hai una mente tutta inventiva, e conosci già quanto poco degna di te sarebbe quella gloria che ne’ volgarizzamenti ripongono oggi questi nostri letterati. Io però penso, sebbene non l’ab- bia letta, che la tua Traduzione del Gemisto ti avrà servito come di un mezzo dirò quasi alla moda onde esporre qualche tua massima morale che più importi ai nostri miseri tempi: siccome mi dicesti aver fatto col ragionamento che accompagna il tuo Epitteto. Se la cosa è così come io m’avviso non mi meraviglio se la S[uddett]a Biblioteca non ha saputo lodare in te uno scopo che non ha saputo conoscere - Addio. Mi raccomando all’amor tuo e mi confermo tuo affmo F. Puccinotti Macerata 29 Luglio 1827

1115. Di Antonio Fortunato Stella.
Milano i° ag. 1827

Signore ed am.co amatiss. Ho tardato a rispondere alla cariss. sua 13 dello scorso per poterla ragguagliare sulla Crestomazia, alla quale non fu tolto che il solo arti-