Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/122

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per consolarmi de’ miei denti. È pur vero quel che tu dici, che io avrei bisogno di aver vicino a me l’amor tuo: ti giuro che non passa giorno che io non senta e non osservi questo bisogno, e questa mancanza. I miei denti cariati son due: il dolor presente nasce da flussione, ma saprai bene che non v’è mai dolor di denti senza concorso di flussione: la carie richiama gli umori. Da quando scrissi a Paolina, c che ebbi quattro giorni e quattro notti di dolore acuto, non ho più sofferto e non soffro se non indolitura, e difficoltà di mangiare. Non ho consultato ancora nessun dentista. Del resto la mia malinconia non nasceva vera- mente dal dispiacere di dover perder dei denti, ma da quel timor panico dell’operazione, che mi sta sempre in pensiero, come una condanna da eseguirsi, e che mi spaventa come un ragazzo. Mi dispiace assai che anche tu cominci a patir di denti: spero che sia flussione: ti raccomando di guardarli dai cibi molto caldi, ma soprattutto dai gelati, che io per esperienza ho trovati dan- nosissimi: uno de’ miei denti, che non mi aveva mai doluto in mia vita, mi cominciò a dolere per un gelato, e non si è guarito più. La tua emendazione del Petrarca è felicissima e giustissima. 11 Petrarca scrive con o chon per c'on o ch’ori secondo l’orto- grafia barbara di quei tempi, di non far distinzion di parole quando noi usiamo l’apostrofe, e di scrivere on per un. I copi- sti e gli editori non capirono. Ma io aveva promesso di dar fedel- mente l’edizione di Marsand, e non voleva andar dietro nè a questa nè ad altre molte emendazioni certissime, che avrebbero però richiesto una dissertazione. Quello che concertammo insieme, non ho ancora avuta occa- sione di farlo. Veggo pur troppo ch’è difficile: ma la colpa è stata anche de’ miei occhi, che m’impediscono di uscir di giorno, e di leggere i Giornali, sopra i quali bisogna che io mi deter- mini circa l’opera che dovrei proporre. Sei tu stato a Sinigaglia quest’anno? Farò con Giordani le tue parti e quelle di Paolina, al suo ritorno da Pisa, dove è andato a villeggiare: prima di partire mi raccomandò tanto di salutarvi tutti due. Dì a Paolina che non ho ancora veduto Rheinold [sic], dopo che fu da me. Saluta Babbo, Mamma, e tutti. A Babbo scrissi sulla fine del mese passato.