Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/127

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ii 25. A Karl Bunsen. Firenze 23 Agosto 1827 Pregiatissimo Sig. Cavaliere Adempio tardi a un dovere che mi corre verso di Lei, ma la tardanza non è provenuta da altro che dall’estrema difficoltà che io provo allo scrivere, cagionata da debolezza de’ nervi ottici. Seppi dai fogli pubblici, e poi da questo Sig. Ministro de’ Paesi- Bassi la sua nominazione a Ministro residente di S.M. Prus- siana in Roma. Me ne rallegro di cuore anche più con me mede- simo che con Lei: perchè finch’Ella rimarrà in Italia, io non perderò la speranza di rivederla ancora una volta. Non la tratterrò del mio stato e della mia vita presente, per- chè la materia non potrebbe essere più malinconica. Un morto passa la sua giornata meglio di me. Molto meno le parlerò del- l’impiego che Ella con tanta bontà si compiacque già di solleci- tare per me, senza poter vincere l’indolenza e la noncuranza del nostro Governo. Solamente le ricorderò la mia rispettosa affezione verso di Lei, la mia vivissima gratitudine alla cordia- lità dimostratami da Lei così splendidamente, e il desiderio che ho di poter esser atto a servirla, secondo la piccolezza delle mie forze. Qui si aspetta con impazienza qualche volume della tradu- zione francese della Storia Romana del Sig. consigliere De Nie- buhr. Sono stato pregato con tanta istanza a farne un estratto ragionato per questa Antologia, che forse non potrò dispensar- mene, se pure i miei occhi ricupereranno qualche parte della loro facoltà. Ho l’onore, Sig. Cavaliere, di ripetermi, con tutto l’animo

Suo umilino, obblmo servitore
Giacomo Leopardi