che tu concedessi a te stesso ti sarebbe profittevole assai. Questo io
ti dico perchè mi sta assai a cuore la salute tua. Seppi pure dal Gior-
dani che hai messi in pronto di molti materiali per un grande lavoro;
si potrebbe sapere qual sia? Lo Stella mi scrive che presto vedremo
l’Antologia, di che proprio ne godo. Scrivimi se il restare a Firenze
ti piace; dove pensi di andare l’inverno? Vieni per dio a Venezia, che
ti troverai tranquillo - Amami caro Giacomo, che io t’amo con tene-
rezza d’affetto
Tutto tuo
Papadopoli
1144. |
Di Niccolò Puccini. |
|
[Scornio] Dal Lago 23 ymbre 1827 |
Non sò dirvi, mio caro Conte Leopardi', quanto a me dolga non
avervi ancora visitato in Firenze, siccome io voleva e doveva; e ben
mille volte ne ho maledette le nojose brighe, che me l’hanno impe-
dito; ma adesso massimamente mi si infastidisce l’animo, quando scorgo
che fino alla metà del futuro gmbre non potrò venire costà, ove mi
voglio trattenere per cinquanta giorni. Ma Dio ben sà, se io allora potrò
soddisfare i miei desideri col rimanere a lungo tempo con Voi, come
il mio cuore abbisogna! Forse quelle nebbie maladettissime che discen-
deranno fra poco in Firenze vi avranno consigliato a ricercare nell’a-
ria vostra nativa un’aria più salubre, perchè più elevata. Però niuna
cosa tanto giova al mio povero stato, quanto lo inviarvi questi due
versi, per uno dei miei più cari amici, l’Abate Luigi Leoni. Egli è tanto
buono, tanto ingegnoso, che sebbene non vi conosca, si è meco sovente
rattristito della debolezza che avete nella salute, e dell’altre miserie,
che affligono il vostro cuore magnanimo. Ed ora che vi comparisce
d’inanzi, lo vedrete tutto modesto riverire in Voi una gran parte della
presente nostra gloria Italiana, tanto Voi avete illustrata la Patria, e
con i versi, e con le prose. E poi che egli vi avrà renduti quei sin-
ceri onori che meritate, di grazia movete una qualche vostra parola,
che lo conforti della molta avversa fortuna che lo tormenta, e che
gli dia incoraggiamento alla fatica della via, che ora con qualche onore
cammina. Mio caro Conte Giacomo, io possiedo una mia campagna,
che và superba degli elogi, di Giordani, di Vieusseux, di Montani di