l’aveva assicurato ripetutamente ch’io non sarei dimenticato.
Se dopo ciò si debba ancora sperare, giudicalo da te stesso, che
io non so più che me ne dire. Bunsen però non era senza spe-
ranza. Egli tornerà a Roma questo Novembre, e non cesserà
d’insistere, perchè siamo molto amici. Salutami Mamma e i fra-
telli, e dì a Paolina ch’io non scrivo qui anche a lei, perchè non
posso, assolutamente non posso; ma che l’amo senza fine, come
amo te, Cariuccio mio caro. Addio, addio.
1150. |
Di Antonio Fortunato Stella. |
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Gaggiano di Varese 6 Ottobre 1827. |
Mio signore ed amico amatissimo.
Ho piacer di sentire dalla cara sua 27 dello scorso aver Ella rice-
vuto la lettera che per isbaglio era stata indirizzata a Bologna. Non
avendomi fatto cenno nell’antecedente sua, temeva che fosse andata
perduta. In quanto alla lettera al Piatti, ha fatto bene a non mandarla;
la può ora lacerare. Quando poi mi capiterà l’occasione di scrivergli,
saprò ringraziarlo, come merita, della sua trascuratezza. Per l’avve-
nire credo ch’Ella non soffrirà più ritardi, giacché ho scritto all’amico
Moratti, perchè ogni mese, cominciando dal presente, Ella riceva da
lui direttamente verso la metà la consueta somma. Al più gli potrà scri-
vere per indicargli la di Lei abitazione, che sentirò volentieri anch’io
quale sia.
Ma più volentieri di tutto sentirò notizie buone della sua salute.
Mi affligge assai il sentirla così tormentata.
Scrivo alla mia Casa di far a Lei tener col Mazzo dì fiori non due,
ma sei copie del Discorso. Se sarà pubblicato, vi uniranno pure il quarto
bilingue del Cicerone.
Tutti i miei la riveriscono di cuore, ed io l’abbraccio teneramente
Il suo vecchio cord.mo am.c0 e serv.
Ant.° Fort.0 Stella