Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/155

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18. Quanto alla mia gita di Roma, la lunghezza del viaggio e la lontananza in cui mi ritroverei dal mondo civilizzato, me ne distolgono ogni giorno più; e sono oramai deciso di andare a passar l’inverno a poca distanza di qua, cioè a Massa di Car- rara, il cui clima sento costantemente lodare come ottimo, e para- gonare a quel di Nizza. Andrò colà (se Ella non trova in questo alcuna difficoltà) subito che la rigidezza dell’aria mi caccerà di Firenze; e le ne darò avviso. A Como verrei volentierissimo, e più che volentierissimo, per esser vicino a Lei: ma la lonta- nanza non mi lascia per quest’anno prendere questa risoluzione: vedremo di consultarne un altr’anno. Ella mi dice una cosa caris- sima, cioè che la mia Crestomazia le riesce di suo gusto; l’ac- certo che questa cosa mi consola assai. A proposito della Biblio- teca italiana, la prego a riverirmi distintamente il Sig. Ambrosoli, quando lo vegga. Ho letto il suo articolo sopra la mia tradu- zione di Gemisto, e l’ho trovato ben ragionevole; ma spero che noi saremmo facilmente d’accordo, se ci trovassimo insieme. Accetti le mie felicitazioni pel suo dì natalizio, e mi ricordi alla sua degna famiglia. L’abbraccio con tutto il cuore.

Il suo cordmo amico e sre
Giacomo Leopardi
1154. A Paolina Leopardi.
Firenze 30 Ottobre 1827

Paolina mia. È un pezzo che non ho nuove vostre, e mi dispiace. Ti scrivo per darti le mie. Qui, grazie a Dio, abbiamo avuto un Ottobre eccellente, un vero autunno, migliore del Set- tembre e della fine d’Agosto. Io n’ho profittato per passeggiare, e sono stato meglio degli occhi, e molto meglio dei denti. Fio patito un poco di stomaco, perchè per paura di farmi male, non mangiavo più quasi nulla; ma ora spero di guarire, perchè mi sono ravveduto, e comincio a mangiare con appetito. Quanto