Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/156

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all’inverno prossimo, sono oramai deciso di andarlo a passare a Massa di Carrara, che è lontana di qua 70 miglia, viaggio como- dissimo. Quel clima è ottimo, simile al clima di Nizza, e forse migliore di quel di Roma: non vi nevica mai, si esce e si passeg- gia senza ferraiuolo, in mezzo alla piazza pubblica crescono degli aranci piantati in terra. Del resto la città è piccolissima (ben- ché capitale del Ducato di Massa e Carrara), non vi sono uomini di merito, e il soggiorno è malinconico assai: sicché vedi che io prendo questa risoluzione di andar là, non certo per piacere, ma per l’assoluta necessità in cui mi trovo, di passar l’inverno in maniera, ch’io possa astenermi dal fuoco, e possa uscir molto di casa e far molto moto; per non prendere nell’inverno un mal essere, che mi duri poi fino all’inverno seguente. Non partirò da Firenze finché la rigidezza dell’aria non mi caccerà, perchè 11 soggiorno di Massa non m’invita punto. Prima di partire scri- verò un’altra volta. E tu che fai? E Babbo e Mamma e Carlo e Luigi e Pietruccio che fanno? Salutami tutti: Giordani saluta tanto tanto te e Carlo. Scrivimi tutte le nuove che puoi. Io ti dirò una cosa vecchia: che voglio bene a te, e a tutti voi altri, più che alla mia vita. Addio, addio.

1155. Di Alessandro Poerio.
[Pisa, Giovedì Sera, autunno 1827]

Caro Leopardi Mio padre vi sarebbe tenutissimo, se voleste domani prender la zuppa con noi alle cinque. Non vi sarà, che POdaldi di Pistoia. Non potete allegare, che non volete uscir di giorno: poiché in questa stagione poco dopo le cinque è sull’imbrunire. Vi attendiamo dunque senz’altro. V.° Amico A. Poerio. Giovedì Sera.