Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/18

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1007. Di Carlo Pf.poli.
[Bologna] Di Casa 26 8bre 1826

C. A. Questa maledetta tosse, e q.° maledetto dolore al lato manco imperversano sì maledettamente, ch’io sono stretto mio malgrado a starmene in casa. Ciò è veramente avere il male e il malanno. Il male è la tosse e il malanno è non potere teco venire a visitare l’Istituto, e la Galleria. Ma se la tua partenza non è sì sollecita fa di tenermi parola ch’io venga teco in q.1 luoghi. Amen. Amami siccome io fo, e sta sano. Il tuo Pepoli

1008. Ad Antonio Fortunato Stella.
Bologna 29 Ottob. 1826

Sig. ed Amico carissimo Oh che dolce improvvisata sarebbe stata quella di cui Ella mi parla nella sua gentiliss. 25. andante! e che dolce speranza è quella che Ella mi dà, di poterla effettivamente riabbracciare dentro qualche mese! Io farò il possibile per proccurarmi que- sto sommo piacere dalla mia parte: e il rivederla poi sarebbe una vera gioia per la mia famiglia, che ha di Lei una stima infi- nita, non senza partecipare dell’amor singolarissimo ch’io le porto, e che le portano tutti quelli che la conoscono intimamente. Ho appunto, come Ella dice, corrette e spedite le ultime prove del Petrarca, alcuni ordinarii sono. I due Sonetti che Ella mi manda, a me non paiono da potersi attribuire al Petrarca, e altret- tanto è paruto qui a tutti quelli a cui gli ho mostrati. Il primo Sonetto ha, fra le altre assurdità, l’ultimo verso fuor di misura, talmente che non può racconciarsi; e la prima quartina senza senso; cose ambedue non credibili del Petrarca. Il secondo ha