[Bologna] Di Casa 26 8bre 1826 |
C. A.
Questa maledetta tosse, e q.° maledetto dolore al lato manco
imperversano sì maledettamente, ch’io sono stretto mio malgrado a
starmene in casa. Ciò è veramente avere il male e il malanno. Il male
è la tosse e il malanno è non potere teco venire a visitare l’Istituto,
e la Galleria.
Ma se la tua partenza non è sì sollecita fa di tenermi parola ch’io
venga teco in q.1 luoghi. Amen.
Amami siccome io fo, e sta sano.
Il tuo Pepoli
1008. |
Ad Antonio Fortunato Stella. |
|
Sig. ed Amico carissimo
Oh che dolce improvvisata sarebbe stata quella di cui Ella
mi parla nella sua gentiliss. 25. andante! e che dolce speranza
è quella che Ella mi dà, di poterla effettivamente riabbracciare
dentro qualche mese! Io farò il possibile per proccurarmi que-
sto sommo piacere dalla mia parte: e il rivederla poi sarebbe
una vera gioia per la mia famiglia, che ha di Lei una stima infi-
nita, non senza partecipare dell’amor singolarissimo ch’io le
porto, e che le portano tutti quelli che la conoscono intimamente.
Ho appunto, come Ella dice, corrette e spedite le ultime prove
del Petrarca, alcuni ordinarii sono. I due Sonetti che Ella mi
manda, a me non paiono da potersi attribuire al Petrarca, e altret-
tanto è paruto qui a tutti quelli a cui gli ho mostrati. Il primo
Sonetto ha, fra le altre assurdità, l’ultimo verso fuor di misura,
talmente che non può racconciarsi; e la prima quartina senza
senso; cose ambedue non credibili del Petrarca. Il secondo ha