Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/209

Da Wikisource.

I GIACOMO LEOPARDI rare assiduamente alla Crestomazia poetica, la quale spero di condurre a fine assai prima di quello ch’io aveva creduto pos- sibile. Il signor Mancini libraio di Macerata, avendo messo in piedi una nuova stamperia, si è invogliato di cominciare i suoi lavori coll’edizione di qualche cosa mia, e me ne fece chiedere con impegno da un mio amico di là.1 Io non ho cose inedite; e se ne avessi, non ne darei ad altri. Risposi che ella possedeva due miei volgarizzamenti manuscritti (l’Epitteto e PIsocrate), dei quali forse avrebbe ceduta la edizione ad altri, se vi avesse tro- vate le sue convenienze; che il Mancini si poteva rivolgere a lei e contrattar seco; che se ella, con qualunque patto, avesse consentito a cedergli i manuscritti, io per me non avrei avuto nulla da opporre. Il Mancini mi fece poi scrivere di aver già fatto a lei questa domanda. Non ne ho poi saputo altro. Ora gliene scrivo, perchè ella conosca i miei sentimenti sopra di ciò. Mi continui, ne la supplico, la sua benevolenza, mi riverisca senza fine la sua amabilissima famiglia, non mi lasci senza sue nuove, e mi creda sempre suo cordialissimo amico e servitore.

1215. Ad Antonietta Tommasini.
Pisa, 31 gennaio 1828.

Mia cara Antonietta. Mille ringraziamenti vi debbo per la vostra affettuosissima dei 21. In me la vostra memoria non è meno viva, non langue mai; e se lascio correre qualche tempo senza scrivervi, lo fo per non annoiarvi, non avendo materia. Qui l’inverno è stato non solamente mite, ma tale che non meritava nome d’inverno. Io non me ne sono accorto, e a dirvi il vero, non finirò mai di lodarmi di questo benedettissimo clima di Pisa che mi par pro- prio un paradiso ogni giorno più. De’ miei studj non saprei che mi vi dire, se non che io non istudio punto: solamente leggo per passatempo qualche poco, cioè quanto mi permettono gli