Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/220

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nia dolce, e quella immaginazione forte e calda che vi regnano. Io ti desidero di cuore il godimento perpetuo dell’una e dell’al- tra; e con questo credo aver detto molto; perchè anche la malin- conia dolce fugge le sventure reali, e la malinconia nera e solida. Intendo con gran piacere che tu hai per l’anima molte imprese maggiori: ma quel che mi dici della sanità, mi rattrista. Dun- que tu non istai bene? Abbiti cura per amor mio, e conservati agli amici e alle muse. Io t’amo sempre e ti stimo, come un caro e prezioso giovane, e mi raccomando alla tua memoria. Ricor- dami alla Nina, a Marchetti e a Costa. Aspetto gli altri versi che tu mi prometti. Addio addio. il tuo Leopardi

1226. A Gian Pietro Vieusseux.
Pisa 25 Febb. 1828

Mio carissimo Vieusseux Ebbi i vostri cari saluti dal Torri1 e dal Cioni: ebbi il pacco de’ libri che mi favoriste, e poi dal Cioni il Bracciolini:2 ebbi la vostra dei 10, ed ora ricevo l’altra dei 23. Di tutte queste cose vi ringrazio senza fine; e vi sono anche gratissimo della conoscenza del Mayer, che aspetto di fare per vostro mezzo. Quanto alla pensione, vi dirò che io qui in Pisa ho 1.° camera con lume, biancheria da letto e da tavola, e servitù; 2.0 pranzo in camera, all’ora che mi piace consistente in zuppa, tre piatti, pane e acqua (non frutti e non vino); 3." colezione, consistente in caffè-e-cioccolata, e due buoni biscotti; 4.0 nettatura di stivali e scarpe; 5.0 imbiancatura e stiratura; 6.° fuoco nel cal- dano tutto il giorno, e fuoco la sera pel letto: e tutto questo mi costa undici monete il mese. I padroni sono contenti; ed hanno fatto questo patto dopo aver provato, e veduto quello ch’io man- gio ec. E se io mangio poco l’inverno, l’estate mangio quasi nulla: oltre che nell’estate non mi bisogna fuoco. Contuttociò sono