presto con loro, ogni altro sollievo mi riesce vano. Fra un paio di
settimane, a Dio piacendo, conto d’essere a Firenze; dove mi
tratterrò forse non molto, ma passerò a Siena, per andare di
là a Perugia, e così lentamente, secondo la mia possibilità, avvici-
narmi a casa. Papà mio, abbracci per me i fratelli, e, se pure
non è superfluo il dirlo, pensi che mi troverà sempre uno de’ più
amorosi figli che siano mai stati o che possano essere al mondo.
il suo Giacomo.
[Recanatil 27 Maggio 1828. |
Buccio mio, vuoi che ti scriva due righe? Ti compiacerò, ma sarà
peggio per te e per me. Non ti ho scritto per tanto tempo, perchè era
assolutamente reso nullo dalla disperazione. Ora che il dolore mi ha
fatto tornare a divenir qualche cosa, sono una cosa tanto compassio-
nevole, tanto incapace di comunicarsi, di ricevere o di dare impres-
sioni altro che di morte, che ho creduto meglio di continuare a tacere.
Forse il parlare con te mi farebbe qualche bene. Ma tutto è finito per
me. Povero Luigi mio caro, per cui avrei dato la vita! Oh! non posso
dirti altro, perdonami. Addio.
1264. |
Di Antonio Fortunato Stella. |
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Signore ed Amico amatiss.
Ho tardato a rispondere alla c.“ sua del dì 2 per poterle dire che
alla metà circa dell’entrante mese ci rivedremo per certo o a Pisa, od
a Firenze. Amerei meglio in quest’ultima città perchè avrò forse occa-
sione di fermarmivi di più. Ella però non istia a cambiare le sue dispo-
sizioni per questo; mentre sarò abbastanza contento di vederla ed
abbracciarla, come l’abbraccio ora col cuore
Il suo vecchio cord.1110 am.co e servo
Ant. Fort. Stella