Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/252

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presto con loro, ogni altro sollievo mi riesce vano. Fra un paio di settimane, a Dio piacendo, conto d’essere a Firenze; dove mi tratterrò forse non molto, ma passerò a Siena, per andare di là a Perugia, e così lentamente, secondo la mia possibilità, avvici- narmi a casa. Papà mio, abbracci per me i fratelli, e, se pure non è superfluo il dirlo, pensi che mi troverà sempre uno de’ più amorosi figli che siano mai stati o che possano essere al mondo. il suo Giacomo.

1263. Di Carlo Leopardi.
[Recanatil 27 Maggio 1828.

Buccio mio, vuoi che ti scriva due righe? Ti compiacerò, ma sarà peggio per te e per me. Non ti ho scritto per tanto tempo, perchè era assolutamente reso nullo dalla disperazione. Ora che il dolore mi ha fatto tornare a divenir qualche cosa, sono una cosa tanto compassio- nevole, tanto incapace di comunicarsi, di ricevere o di dare impres- sioni altro che di morte, che ho creduto meglio di continuare a tacere. Forse il parlare con te mi farebbe qualche bene. Ma tutto è finito per me. Povero Luigi mio caro, per cui avrei dato la vita! Oh! non posso dirti altro, perdonami. Addio.

1264. Di Antonio Fortunato Stella.
Milano 28 mag. 1828

Signore ed Amico amatiss. Ho tardato a rispondere alla c.“ sua del dì 2 per poterle dire che alla metà circa dell’entrante mese ci rivedremo per certo o a Pisa, od a Firenze. Amerei meglio in quest’ultima città perchè avrò forse occa- sione di fermarmivi di più. Ella però non istia a cambiare le sue dispo- sizioni per questo; mentre sarò abbastanza contento di vederla ed abbracciarla, come l’abbraccio ora col cuore Il suo vecchio cord.1110 am.co e servo Ant. Fort. Stella