Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/285

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1307. A Monaldo Leopardi.
Firenze 8 Luglio 1828

Mio caro Papà. Ilo ricevute le care sue del 23 e del 30 Giu- gno. Dio sia benedetto del nuovo disastro ch’Ella mi annun- zia, del quale risento, come può credere, grande afflizione per causa loro. Monsig. Muzzarelli mi rispose subito,1 prometten- domi ogni attenzione, ed ogni favor possibile nella causa racco- mandata, se essa sarà di suo turno. Bisognerebbe che Ella mi sapesse dire se toccherà veramente a Monsig. Muzzarelli, o se, anche non toccando a lui, egli potrebbe assisterci in qualche modo; perchè in tal caso tornerò a raccomandargliela. Godo assai che gli Antici stieno bene, e li saluto tutti di cuore. Io patisco molto dal caldo, che mi si è dichiarato nemico peg- giore che mai fosse il freddo; ma nondimeno la mia salute è pas- sabile. Non mancherò di spedirle il fascicolo dell’Antologia, se questo Giornale, come credo, farà menzione del suo libro;2 il quale mi rallegro molto che incontri, e torno a dirle che mi pare che ingannerebbe chiunque. Paolina sarà servita dell’acqua di odore. Abbraccio i fratelli, e bacio la mano alla Mamma. Ami sempre il suo Giacomo.

1308. Di Giovanni Rosini.
[Pisa, 9 Luglio 1828]

A. Carmo Voi facilmente comprenderete la cagione del picciolo episodio, che termina il Capitolo 12.1 che vi mando. Il fatto è vero, e anco della sua qualità di Accademica. Lo dice il Manni,2 ma non dice quale era l’Impresa e il Motto. - Ditemi se vi pare che vada bene. - Nel Capi- tolo 13 e 143 ricomincia l’azione, e non si smette più fino alla fine.