1307. |
A Monaldo Leopardi. |
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Mio caro Papà. Ilo ricevute le care sue del 23 e del 30 Giu-
gno. Dio sia benedetto del nuovo disastro ch’Ella mi annun-
zia, del quale risento, come può credere, grande afflizione per
causa loro. Monsig. Muzzarelli mi rispose subito,1 prometten-
domi ogni attenzione, ed ogni favor possibile nella causa racco-
mandata, se essa sarà di suo turno. Bisognerebbe che Ella mi
sapesse dire se toccherà veramente a Monsig. Muzzarelli, o se,
anche non toccando a lui, egli potrebbe assisterci in qualche
modo; perchè in tal caso tornerò a raccomandargliela.
Godo assai che gli Antici stieno bene, e li saluto tutti di cuore.
Io patisco molto dal caldo, che mi si è dichiarato nemico peg-
giore che mai fosse il freddo; ma nondimeno la mia salute è pas-
sabile. Non mancherò di spedirle il fascicolo dell’Antologia, se
questo Giornale, come credo, farà menzione del suo libro;2 il
quale mi rallegro molto che incontri, e torno a dirle che mi pare
che ingannerebbe chiunque.
Paolina sarà servita dell’acqua di odore. Abbraccio i fratelli,
e bacio la mano alla Mamma. Ami sempre
il suo Giacomo.
1308. |
Di Giovanni Rosini. |
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A. Carmo
Voi facilmente comprenderete la cagione del picciolo episodio, che
termina il Capitolo 12.1 che vi mando. Il fatto è vero, e anco della
sua qualità di Accademica. Lo dice il Manni,2 ma non dice quale era
l’Impresa e il Motto. - Ditemi se vi pare che vada bene. - Nel Capi-
tolo 13 e 143 ricomincia l’azione, e non si smette più fino alla fine.