qualche cosa di buono. Addio -. Mi son trovato il vostro tomo I.° di
Bracciolini, ma non il tomo II. L’avete voi, o l’ho io affogato in qual-
che tavolino? Salutate gli amici. . .
G. Rosini
Mercoldì
Mio carissimo. Consegno questa lettera all’Antonietta Tom-
masini, pregandola di rendertela a Bologna, se tornando ti ci
ritroverà, o di spedirtela a Parma, se tu sarai partito. L’Anto-
nietta e l’Adelaide hanno fatto molto per indurmi a venir con
loro a Bologna. Ora che mi manca la tua compagnia, se non fosse
stata la mala disposizione della salute, che mi vieta di viaggiare
con questi caldi, avrei lasciata Firenze assai volentieri, perchè
ti confesso che questa città senza la tua presenza, mi riesce molto
malinconica. Questi viottoli, che si chiamano strade, mi affo-
gano; questo sudiciume universale mi ammorba; queste donne
sciocchissime, ignorantissime e superbe mi fanno ira; io non
veggo altri che Vieusseux e la sua compagnia; e quando questa
mi manca, come accade spesso, mi trovo come in un deserto.
In fine mi comincia a stomacare il superbo disprezzo che qui
si professa di ogni bello e di ogni letteratura: massimamente
che non mi entra poi nel cervello che la sommità del sapere
umano stia nel saper la politica e la statistica. Anzi, conside-
rando filosoficamente l’inutilità quasi perfetta degli studi fatti
dall’età di Solone in poi per ottenere la perfezione degli stati
civili e la felicità dei popoli, mi viene un poco da ridere di que-
sto furore di calcoli e di arzigogoli politici e legislativi; e umil-
mente domando se la felicità de’ popoli si può dare senza la feli-
cità degl’individui. I quali sono condannati alla infelicità dalla
natura, e non dagli uomini nè dal caso: e per conforto di questa
infelicità inevitabile mi pare che vagliano sopra ogni cosa gli