Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/314

Da Wikisource.

quella degli n.1 Di questo corso postale tanto complicato, ancora non si può pigliare il filo. Qui altre acque, con grosse grandini, che non ci sono toccate, hanno minorati gli ardori. Noi stiamo bene, e rap- porto a Carlo niente di nuovo. Ventiquattro anni addro la nra casa in questo giorno era in festa per il Battesimo del caro Luigi nato nel giorno precedente. Questa ricor- danza riscosse da me tutto jeri un pianto più abbondante del solito, ed oggi pagherò all’amato Figlio lo stesso tributo. Voi ricordatevi di lui e di me. Addio Giacomo mio. Iddio vi benedica, e vi conservi all’a- more, e al conforto del vfo Affmo Padre. Se conoscete una Geografia breve e chiara adattata per darne un’i- dea a Pietruccio, indicatemela, overo portatela con voi.

1350. A Carlo Leopardi.
Firenze 28 Agosto 1828.

Cariuccio mio. Tu mi scandalizzi proprio a non scrivermi niente della tua situazione attuale. Come può essere che tu non pensi più a chi t’ama con amor di sogno, e spesso piange per tenerezza pensando a te? Se tu credi ch’io possa darmi pace della tua dimenticanza, e viver tranquillo, t’inganni di molto; e se non mi scrivi, io starò male davvero, come già mi sento male per l’agitazione che mi produce il tuo silenzio in questa circo- stanza. Io ho bisogno che tu ti sfoghi con me, e che mi usi quella confidenza che io userei teco in ogni mia passione; che certo tu saresti il primo, e forse il solo, che io n’informerei. Dio sa quanto ti compatisco, e tu sai ch’io t’amo più che la vita; certamente lo sai meglio che qualunque altra cosa del mondo. Vorrei scriverti molte più cose, ma gli occhi me l’impediscono. Verrò subito che potrò: ma intanto non posso stare senza rela- zione con te: quando anche fosse possibile che tu mi dimenti- cassi, tu saresti in eterno la cima d’ogni amor mio. Più ci penso, e più mi par impossibile che tu non mi abbi scritto.