Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/324

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stanze, alle quali si è aggiunto un incomodo di salute della cara marna, che quantunque non grave è durato diversi giorni. Continuatemi le buone notizie di voi, e la pregevole e sempre cara vostra amicizia. Non vi dimenticate di dire tante cose alla Sig.ra Lenzoni e a Piccolo per conto nostro. Addio, addio con tutta l’anima. La vostra Adelaide La mamma vi saluta carissimamente, come fa Ferdinando, e vi scri- verà ben presto.

1365. A Carlo Leopardi.
Firenze 18 Settembre 1828.

Cariuccio mio. Purché tu mi conservi te stesso, e quel tuo cuore, che, come quello di tutti gli uomini nati grandi, è sem- pre fanciullo, io non ti domando altro; e se il comunicarti con me per lettera, ti dà pena, io son ben lontano dal pretenderlo. Forse ancor io, nel tuo stato, proverei ripugnanza a metter in carta i miei sentimenti. Intanto voglimi bene, e tienimi per quello che ti ha amato e ti ama più che qualunque persona che sia mai nata o che possa nascere. Io verrò subito che potrò, e verrei ora, ma sono costretto ad aspettare il freddo, perchè sai che, in viaggio, la cosa che io temo e che sono obbligato ad evitare soprattutto, è la riscaldazione, a cui sono soggettissimo: e per questo pericolo, debbo anche astenermi da piccoli viaggetti di poche miglia qui ne’ contorni, i quali farei con buone compa- gnie, che m’invitano. Già sai che ho rinunziato spontaneamente al piacere di vivere in città grande, e di trovarmi tra molti buoni amici, per tornare a star con te, che mi sei sinonimo di vita. Addio.