Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/325

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1366. A Monaldo Leopardi.
Firenze 18 Settembre [1828

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Mio caro Papà. Rispondo alla cara sua dei 7.1 Una lettera di Carlo che ho ricevuta, mi ha racquietato circa il dubbio di cui le parlai nell’ultima mia. Benché egli non si risolva ad entrare in comunicazioni con me per iscritto, nondimeno qualche sua espressione mi conferma nella certezza che egli non farà mai cosa contraria ai principali doveri verso di Lei e della Mamma; la quale io prego con tutto il cuore a non affliggersi, o almeno a darsi la minor pena possibile di questo affare, che io confido che sia per riuscire, se non a lieto fine, almeno a un fine non dispiacevole. La mia salute è passabile, eccetto la solita estrema sensibi- lità ed irritabilità d’ogni sorta, la quale non posso vincere col- l’esercizio (benché questo per il momento mi sia sempre giove- volissimo), e mi obbliga ad avermi una cura eccessiva, minuta e penosa. Se troverò la musica di cui Pietruccio mi scrive per Mariuc- cia Antici,2 la porterò con me. Caro Papà, le bacia la mano con tutto il cuore, e si racco- manda all’amor suo il suo Giacomo.

1367. Di Giovanni Rosini.
[Pisa 18 Sett.e 1828]

A. Carmo Così di parte in parte alto parlando - dice Dante. Così di Capi- tolo in Capitolo, eccoci al termine: e dico al termine, p[er]chè quando sono arrestati i protagonisti, poco manca al fine dell’azione. - Or che direte che ne ho già un Altro2 in mente? e di ben maggiore interesse! - Parleremo. Addio. Salutate gli amici. G.R. Pisa 18 Sett.c 1828