Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/328

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salute che ha perduta da qualche tempo, come avete inteso da una let- tera dell’Adelaide. La detta malattia e alcuni miei incomodi di salute mi hanno tolto il piacere di trattenermi con voi prima d’ora, come anche richiedeva la vostra cara lettera, e le cose che in essa mi erano significate. Voi mi conoscete troppo per non immaginarvi quanta pena mi abbia arrecata la disgrazia avvenuta nella vostra famiglia, di che pure vi ha parlato la detta lettera di mia figlia. Caro amico, pare vera- mente che noi siamo al mondo per istrascinarvi una vita misera e dolo- rosa. Scriviamoci spesso, perciocché non trovo rimedio migliore ai mali morali, quanto il versarli in seno dell’amicizia. L’infausta nube, che erasi sollevata sopra la mia casa, è dissipata interamente. Di che non credo potervi dare notizia più da voi desiderata, il quale avete presa tanta parte ai nostri dispiaceri. Ditemi della vostra salute, della quale mi auguro bene, poiché non avete mandato la relazione tra noi intesa a mio marito. Sarò ben felice, se il mio presagio non è fallace. Debbo lusingarmi? è egli vero, che voi possiate passare a Bologna? Oh come ne sarei contenta! La voce ne è qui sparsa. Desidero che a posta cor- rente, se non vi è grave, me ne rendiate certa. Chi vi recherà la pre- sente è il Sig.r D.' De Lisi siciliano, il quale vi ha veduto in casa mia, e desidera di rivedervi, e riverirvi di nuovo. La mia salute e quella dell’Adelaide è al solito tra il buono e il mal essere: quella di Maestri va ogni dì migliorando, e quella di Giacomino, della Clelietta e di Emi- lietto è ottima. Tutti questi fan coro meco a pregarvi dal cielo ogni prosperità desiderabile. Addio. La vostra aff.m" amica Antonietta Tommasini Mio caro Leopardi. Mi valgo della gentilezza del sig.r De Lisi per inviarvi un poco di questo tabacco sapendo essere di maggiore vostro aggradimento, che non è quello di Toscana. Vorrei per altro che fosse per riuscirvi inutile giugnendovi in tempo che foste per venire voi stesso da queste parti; ma non me ne lusingo punto. Noi siamo qui e in vero tutti dolenti della vostra assenza, e di non poter godere, siccome altre volte, dell’amabile e cara vostra compagnia, della quale mai non ci cadrà dalla mente la dolce memoria. Non vi dimenticate almeno, o mio buon amico, di parlarmi della salute vostra che tanto mi sta a cuore, e del luogo dove passerete il futuro inverno. Addio Addio di tutto cuore. La vostra aff.m“ Adelaide Noi saremo a Parma fra un mese. Se mi volete bene, ve lo racco- mando di nuovo, non mi lasciate molto tempo senza vostre notizie.