Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/362

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ardito e prosuntuoso al vostro medesimo cospetto nel compiacervi in questo; perchè la bontà, modestia e gentilezza vostra non possono tal- mente farvi velo al giudizio, che non conosciate come per ogni verso non ho alcuna proporzione con voi, e quanto carico mi possa venire dal mostrare nelle mie parole di averla. Tuttavia siccome conosco in voi la cortesia e l’amorevolezza maggiore, che non sia in me lo stesso difetto de’ meriti, mi son risoluto di governarmi come mi ordinaste, e di eleggere di comparir piuttosto folle, ed arrogante, che poco ricor- devole, e studioso de’ vostri comandi. Eccomi adunque a valermi della libertà che mi concedete, a parlarvi con ingenuità, e dimestichezza, e darvi forse anche fastidio col tenore delle mie lettere, poiché mi avete pure prescritto di farle lunghe, come uso coi famigliari, ed intrinseci; e voglio ancora ubbidirvi in questo articolo, come negli altri. Vi dirò prima di tutto alcune cose del mio viaggio; il quale mi riuscì poco dilet- tevole, dopo che fui diviso da Voi. Mi fermai poche ore in Ancona, dove vidi il Sig. Sartori, mediante la commendatizia favoritami dal Prof. Moretti. Ne partii nel medesimo giorno colla diligenza, non avendo potuto trovare una vettura pel seguente; e però mi fu impossi- bile il ricapitare in Sinigaglia e Pesaro le lettere datemi gentilmente dal suddetto professore pel Francolini, e pel Paoli; cosa che mi fece molto dispiacere; ma non potei fare altrimenti pel bisogno che pro- vava di raccorciare quel tratto di cammino, e trovarmi presto in Bolo- gna a pigliarvi un po’ di riposo. Il mio soggiorno in questa città fu però solo di quattro giorni a motivo del freddo gagliardo che ci sen- tiva. Ebbi la fortuna d’incontrarvi l’Avv. Brighenti, che fu lietissimo di aver fresca notizia di Voi, e mi disse che di corto vi avrebbe scritto. Seppi da lui, che il Sig. Giordani s’era avviato pochi giorni prima alla volta di Firenze: pensate qual sia stato il mio rincrescimento di non averlo potuto incontrare. Mi posi quindi per la via di Modena, dove non mi soffermai che un’ora, perchè conobbi nella prima giunta che il suo clima non mi avrebbe conferito: poi un giorno a Parma, che mi piacque molto; un altro a Piacenza, che mi piacque quasi ancora di più; ma non ci stetti più a lungo, perchè mi si faceva un ora [sic] mille anni di essere in Milano. Quivi giunto fui costretto a star ritirato quasi sempre in casa per lo spazio di una settimana a cagione di un riscalda- mento di reni, e dei dolori d’intestini più forti di quelli che aveva sof- ferti in Macerata. Riavutomi alquanto, cominciai a visitare lentamente le cose più riguardevoli di quell’ampia città, la quale per la frequenza degli abitanti, l’ampiezza e pulitezza delle vie principali, il lusso delle