pardi l’oratrice. Or dunque ditemi quel che ne pensate; apritemi il
vostro cuore, come debbe bravo uomo a buon uomo; credete al mio
zelo ed affetto. Rispondete presto.
Io vorrei che foste impiegato in Firenze; la cattedra in Livorno la
terrei per compenso: stare insieme nella stessa città, spesso vederci,
leggervi le mie fatiche, prenderne istruzioni da Voi, sono i miei desi-
deri e le mie speranze.
Sono dunque stato in Varramista otto giorni col Capponi e ’1 Gior-
dani, solamente per leggere ad essi il libro di Carlo, i.° nell’opera; VI.
de’ miei lavori. Quando ricordo i dolori e le malattie che mi assali-
vano allor che lo scrissi, meco medesimo ho maraviglia di averlo com-
posto, comunque brutto, non bruttissimo. Ora che ho miglior salute,
fo più lunghi lavori, e spero compiere in questo anno il 2.0 e 3° libro;
e nel vegnente il 4° e 5.0: avrò fatti 10. libri in otto anni. Ma crede-
temi, io parlo sinceramente; ne sono scontento: nè posso renderli
migliori perchè in quelli sta il mio non plus ultra. La mia prima educa-
zione fu sbagliata, e la mia vita di azione tolse il tempo allo studio.
Ditemi colle maggiori particolarità i titoli delle vostre immaginate
opere: io vi spero salute ed ozio da effettuare i vostri disegni, che sareb-
bero scuola e diletto agli studiosi, onore all’Italia.
Io sì che ho scritto una lunga lettera. Voi, se ne avete il tempo e
la voglia, scrivetele lunghissime; e siate certo che giugneranno piace-
voli e care - Al vostro sincero amico Colletta
11 Professor Doveri vi risaluta: egli è parte ed anima del nuovo ate-
neo, come di una scuola di mutuo insegnamento già aperta, e di un
novello giornale che comparirà nel Febbraio.1
1429. |
Di Monaldo Leopardi. |
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Mio Carmo Figlio.
Nessuno di voi mi ha scritto intorno alle cose fatte costì dal Vica-
rio, e nessuno di voi me ne ha scritto per non amareggiarmi, e perchè
forse tutti speravate che non portassero a conseguenze disgustose. Nul-
ladimeno io ne ebbi qualche sentore, e a primo aspetto le ravvisai come