Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/435

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La mia salute è poco buona; ma non vi mettete in pena per que- sto: il mio male non è mortale, nè di quelli che danno speranza di rendersi tali in breve. I mali secondarj d’infiammazione (de’ quali in Recanati io non aveva patito mai) sono, si può dir, ces- sati; ma il principale, che consiste in uno sfiancamento e una risoluzione de’ nervi (e che era cominciato qui), con quest’aria, coll’eccesso dell’ipocondria, colla mancanza d’ogni varietà e d’ogni esercizio, è cresciuto in maniera, che non solo non posso far nulla, digerir nulla, ma non ho più requie nè giorno nè notte. Dell’animo però sono tranquillissimo sempre, non per filoso- fia, ma perchè non ho più che perdere nè che sperare. Quante cose vorrei dirvi! ma in due giorni non sono potuto andar più oltre di queste poche righe. Vi raccomando caldamente la salute vostra, e l’allegria. II vostro Leopardi.

1483. Ad Antonietta Tommasini.
[Recanatil 22 luglio [1829]

Mia cara Antonietta. Alla vostra tanto affettuosa dei 25 di maggio ho tardato fin qui a rispondere, parte per l’inabilità mia solita, e parte per avervi scritto poco innanzi. Sarei venuto a Bologna quest’anno, e ver- rei ancora, essendo oramai persuaso che se alcuna cosa può gio- varmi, non possa essere altro che uno strapazzo o uno svaga- mento perfetto, assoluto, continuo, prolungato per più e più mesi. Ma non ho potuto muovermi, e non potrò, perchè mio padre non mi dà denari e non è per darmene. L’Adelaide mi ha consolato molto, dicendomi che la salute di voi altri per ora è buona. Abbiatene cura costantemente per amor mio. Abbrac- ciate il nostro caro Professore per me. Raccomandatemi all’E- milietto e alla Clelietta. Alla memoria ed all’amicizia vostra credo essere già raccomandato abbastanza, e però non vi prego che mi vogliate bene. L’Orazione di Ferdinando, per quanto ho