Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/446

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per mancanza di mezzi, a quest’orribile e detestata dimora, e già morto ad ogni godimento e ad ogni speranza, non vivo che per patire, e non invoco che il riposo del sepolcro. Sono dovuto entrare in questi noiosi dettagli per iscusarmi con Lei del mio tardo rispondere alla sua favoritissima dei 7 Agosto, ed ancora per discolparmi se non corrispondo al genti- lissimo invito che Ella mi fa di scrivere pel nuovo Giornale archeologico. Intanto le dirò con tutta sincerità, che l’impresa, secondo il mio debole giudizio, non avrebbe potuto essere nè meglio concepita, pensata e disegnata, nè più egregiamente con- dotta. Gli articoli del Bullettino (del cui esemplare la ringrazio distintamente), e in particolare i suoi, e quelli del S.r Gerhard,1 sono, per quanto ho potuto vedere, precisamente quello che deb- bono essere per corrispondere allo scopo nel miglior modo che possa desiderarsi. Confesso ancora che mi fa non piccola mera- viglia il veder superate sì felicemente le grandi difficoltà che si saranno incontrate per ottenere in Roma una stampa nitida e una lingua italiana esatta ed intelligibile. Sulla fine dell’inverno passato, potei finalmente leggere nella traduzione inglese la Storia Romana del Niebuhr. Pochi altri libri ho mai letti in mia vita con tanto e sì continuo piacere, e forse nessun libro moderno mi ha ispirato tanta ammirazione, tanto rispetto per l’autore come quest’opera. Non posso sten- dermi di più, ma l’accerto che io conto fra le pochissime feli- cità della mia vita (la quale spero, o certamente desidero pros- sima ad estinguersi) l’aver conosciuto personalmente l’autore di questa Storia, che farà epoca negli annali della filosofia appli- cata alla filologia ed alla cognizione del mondo antico. Si contenti ch’io la preghi de’ miei saluti al D.1 Nott, e de’ miei complimenti al Sig. Consiglici- Kestner 2 ed al signor Ger- hard, i quali ebbi l’onore di conoscere a Firenze. Ella si con- servi all’incremento delle lettere, e voglia bene al suo dmo e leale amico e sfe G. Leopardi Recanati 5 Settem. 1829 Gradisca, la prego, gli ossequi di mio padre.