arrivate. Vero che, perdendo le mie lettere, tu perdi poco; ma
io perdo molto, che perciò son privo delle tue. Sai che non posso
punto punto scrivere: però ti contenterai di queste poche righe,
le quali io fo a grandissima fatica e pena, per ricordarti l’amor
mio. Fammi tanta grazia di dire al nostro Vieusseux che lo rin-
grazio infinitamente della cara sua dei 15;1 che non posso det-
tare, perchè ogni applicazione della mente mi è impossibile, anche
11 discorrere; che gli scriverò subito ch’io possa, o gli farò scri-
vere da mia sorella, la quale intanto lo saluta di tutto cuore.
Ed ancora a te mandano mille saluti Paolina e Carlo. Addio,
carissimo mio. Ricordami a Colletta, e raccomandagli di aver
più cara la salute che la Storia. Salutami la Carlotta,2 e vedi di
sollevare questo infelice con qualche lettera. Addio addio con
tutto lo spirito.
1504. |
Di Pietro Colletta. |
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Amico mio
Una vostra lettera scritta al Giordani1 mi ha recato dolore e tene-
rezza. Oh povero il nostro amico infermo ed afflitto! e poveri ancora
noi, che non possiamo da vicino soccorrerlo della nostra assistenza,
e della pietà che ne sentiamo! L’aria di Toscana è meno malvagia per
Voi; e se Voi poteste immaginare il modo di respirarla, e sol mancasse
qualcosa per lo adempimento, confidate i vostri pensieri a me, amico
vostro, tenero e discreto. Questo è il motivo del presente foglio; e il
foglio è secreto: io non dirò a veruno di averlo scritto.
La mia salute oggi è mediocrissima: ho passato una estate infer-
nale, perchè il troppo caldo, il troppo freddo mi abbattono e sì che
il 3. novembre andrò a Livorno, in una villa che ha un buon quartiere
a mezzogiorno. Le camere soperchiano a’ modesti bisogni della mia
piccola famiglia; vi sarebbe dunque stanza per Voi senza mio incomodo.
Benché ammalato, ho fatto lungo lavoro: il morbo che mi travaglia
disdegna combattere cosa tenuissima quanto il mio capo. Ho scritto