Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/464

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arrivate. Vero che, perdendo le mie lettere, tu perdi poco; ma io perdo molto, che perciò son privo delle tue. Sai che non posso punto punto scrivere: però ti contenterai di queste poche righe, le quali io fo a grandissima fatica e pena, per ricordarti l’amor mio. Fammi tanta grazia di dire al nostro Vieusseux che lo rin- grazio infinitamente della cara sua dei 15;1 che non posso det- tare, perchè ogni applicazione della mente mi è impossibile, anche 11 discorrere; che gli scriverò subito ch’io possa, o gli farò scri- vere da mia sorella, la quale intanto lo saluta di tutto cuore. Ed ancora a te mandano mille saluti Paolina e Carlo. Addio, carissimo mio. Ricordami a Colletta, e raccomandagli di aver più cara la salute che la Storia. Salutami la Carlotta,2 e vedi di sollevare questo infelice con qualche lettera. Addio addio con tutto lo spirito.

1504. Di Pietro Colletta.
Firenze 31. Ott. 1829

Amico mio Una vostra lettera scritta al Giordani1 mi ha recato dolore e tene- rezza. Oh povero il nostro amico infermo ed afflitto! e poveri ancora noi, che non possiamo da vicino soccorrerlo della nostra assistenza, e della pietà che ne sentiamo! L’aria di Toscana è meno malvagia per Voi; e se Voi poteste immaginare il modo di respirarla, e sol mancasse qualcosa per lo adempimento, confidate i vostri pensieri a me, amico vostro, tenero e discreto. Questo è il motivo del presente foglio; e il foglio è secreto: io non dirò a veruno di averlo scritto. La mia salute oggi è mediocrissima: ho passato una estate infer- nale, perchè il troppo caldo, il troppo freddo mi abbattono e sì che il 3. novembre andrò a Livorno, in una villa che ha un buon quartiere a mezzogiorno. Le camere soperchiano a’ modesti bisogni della mia piccola famiglia; vi sarebbe dunque stanza per Voi senza mio incomodo. Benché ammalato, ho fatto lungo lavoro: il morbo che mi travaglia disdegna combattere cosa tenuissima quanto il mio capo. Ho scritto