Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/47

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laide, e all’Avvocato Maestri. Come io non lascerò, all’occor- rcnza, di profittare delle sue gentili esibizioni, così Ella non man- chi per parte sua di valersi amichevolmente di me qualunque volta io fossi tanto fortunato da poterla in qualche modo ser- vire, e mostrarmele coll’opera

Suo affmo sfe ed Amico.
Giacomo Leopardi
1041. Ad Antonio Fortunato Stella.
Recanati, 19 del 1827.

Signore ed Amico pregiatissimo e carissimo. Alla amabilis- sima sua 12 dell’andante. Le ritorno la prefazione degli Edi- tori alle Operette Morali, la quale mi pare che non si sarebbe potuta scriver meglio. Credo anch’io opportunissimo, anzi desi- dero assai, ch’Ella mi faccia spedir per la posta le prove delle Operette, tanto più che avrò qualche piccolo miglioramento da farvi. Se Ella non ha ragioni in contrario, potrà farle spedire direttamente a Recanati. Avverto che le note, non dovranno essere collocate a piè di pagina, ma appiè del volume, o di cia- scun volume per la sua parte. E vero che io altre volte ho insi- stito che le note si ponessero appiè di pagina; ma qui il caso è diverso: esse non servono nè all’intelligenza nè ad illustrazione del testo; sono un lusso di erudizioncella, che imbarazzerebbe il lettore se si trovasse nel corso dell’opera appiè di pagina. Fin da ora la ringrazio del i° volume del Cicerone, che mi sarà caro quanto mai, e di cui non mancherò di dirle il mio qualunque parere. Le ricordo la copia latina, che Ella volle promettere per mio mezzo a Monsig. Invernizzi a Roma. - Avrei un articoletto da spedirle pel Nuovo Ricoglitore-,2 che anche mi preme, ed è scritto con molta cura. È di parecchie pagine. Che mezzo crede Ella che io debba usare per farlo giunger costì con sicurezza? - La prevengo che a Pasqua io non accetterò scusa da Lei: la lusinga di rivederla in quel tempo mi è troppo cara, ed io me la sono