Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/485

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di proprio pugno. Venite dunque, mio buon amico, il più presto che potrete: noi vi aspettiamo a braccia aperte. E se potete avvisateci del- l’epoca della vostra partenza, e del giorno dell’arrivo a Firenze. Siamo nella stagione delle gite fuor di città, e non vorrei non trovarmici quando arrivate. Addio, vi abbraccio di tutto cuore, ed alla gentilis- sima signora Paolina vi prego far gradire i miei saluti rispettosi. V.

1525. A Pietro Colletta.
Recanati 2 Aprile 1830.

Mio caro Generale Nè le condizioni mie sosterrebbero ch’io ricusassi il benefi- zio, d’onde e come che mi venisse, e Voi e gli amici vostri sapete beneficare in tal forma, che ogni più schivo consentirebbe di ricever benefizio da’ vostri pari. Accetto pertanto quello che mi offerite e l’accetto così confidentemente, che non potendo (come sapete) scrivere, e poco potendo dettare, differisco il rin- graziarvi a quando lo potrò fare a viva voce, che sarà presto, perch’io partirò fra pochi giorni. Per ora vi dirò solo che la vostra lettera, dopo sedici mesi di notte orribile, dopo un vivere dal quale Iddio scampi i miei maggiori nemici, è stata a me come un raggio di luce, più benedetto che non è il primo barlume del crepuscolo nelle regioni polari. Io abitai costì tre mesi in via del Fosso (che è confusa per lo più con via Fiesolana), al num.° 401, primo piano, con certe signore Busdraghi, buone persone, e discrete. Se avrete tanta bontà di mandare a queste a chiedere se hanno camera per me che sia disoccupata, e in caso che l’abbiano, farmene avere avviso a Bologna, mi farete cosa carissima ed utile, perch’io andrò diritto a smontare a quell’alloggio. In caso che non l’abbiano, baste- rebbe, senz’altro scrivere, che vi compiaceste di fare avvisare quelli della Fontana che vedano di tenermi libera la camera che io abitava.