Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/505

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vi prego di rimandarmi o colla vostra lettera, o per mezzo del latore della presente, se non credete di poter favorirmi. Il vro Leopardi. 13. Martedì sera

1550. A PlERFRANCESCO LEOPARDI.
Firenze 18 Luglio 1830

Caro Pietruccio. Vi ringrazio delle nuove datemi nella vra ultima. Io sto bene, grazie a Dio, e mangio incredibilmente, benché non faccia moto, neppur di notte, per l’eccessivo caldo. Ho impetrato in dono (ma sarà l’ultimo) il N.° no. dell’An- tologia: vi piacerà p[er] la vita di Monti scritta da Giordani, e vi troverete alcuni versi diretti a me:2 non lo mando ora p[er] risparmiarvi la spesa postale. La mia piccola biblioteca gratuita è cominciata; ma finora va lentamente: consiste in sette volumi. Dite a Pilla che risponderò, a Dio piacendo, a tutte le sue qui- stioni. Vale, valete.

1551. Di Carlo Pepoli.
Bologna il 28 Luglio 1830

Caro Amico Io sono in gran collera teco e ne ho gran ragione. Si ha in Bologna un Manifesto1 ove si notano soscrizioni per la stampa di certi Canti di G. Leopardi, ed io lo devo sapere da altri invece di saperlo da te? Che avrò mai fatto per essere sì bruttamente trattato, e proprio come se fossi l’ultimo de’ tuoi amici? Oh io sono in gran collera teco, nè farò pace se prima non avrò da te quel manifesto, e ciò che più importa le tue nuove. Non credere però ch’io voglia ricevere assolutamente lettere scritte da te; no, mio caro Giacomo. Io starò contento se darai le tue nuove e l’incombenza di scrivermele all’ottimo Sig. Werhulst2