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Ad Antonio Fortunato Stella. |
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Signore ed Amico amatissimo
Le accludo l’articoletto pel N. Ricoglitore. Avrei voluto
ricopiarlo più in ristretto, per risparmio di spesa nel porto; ma
mi trovo costretto a risparmiare al possibile i miei occhi, che
patiscono miserabilmente per certe nebbie foltissime e ostina-
tissime, che abbiamo qui da un mezzo mese. A darlo ad altri,
nessuno qui l’avrebbe copiato a mio modo. Desidererei che fosse
inserito tutto in una volta, e non spezzato. Se potrà essere nel
fascicolo di Febbraio, riuscirà forse meglio, per esser più recente
quella scrittura che ivi si prende a contraddire.
Penserò all’articolo sopra l’j lungo. Intanto le posso dire che
io condanno quella lettera, come inutile, ma che veramente non
le manca l’autorità e l’antichità. Le scritture e le stampe del
cinquecento, ed anche le più antiche, ne sono piene.
Vedrò con piacere l’articolo sopra il Petrarca, che essendo
lodato da Lei, sarà certamente buono. E con altrettanto pia-
cere riceverò le prove di stampa delle Operette morali, per la
correzione.
L’Antologia, alla quale sono sempre intorno, è già, per quanto
io posso conoscere, oltre alla sua metà.
L’ultimo periodo della sua carissima 3. Febbraio, a cui rispon-
do, è dettato da quella sua generosa cordialità, di cui Ella mi
ha dato già tante dimostrazioni. Io non cesserò di profittare
della sua amorevolezza patema, come Ella giustamente la chiama;
e lo farò con quella libertà che Ella mi permette di usare. Di
quel tanto che Ella soleva farmi tenere ogni mese, io non le ho
chiesto punto dal termine di Ottobre in poi, perchè trovandomi
qui in casa, io non aveva bisogno giornalmente di ricevere quella
provvisione che la sua cortesia mi aveva così puntualmente fatta
somministrare per lo passato. Al principio della prossima pri-
mavera, io partirò sicuramente di qua, tanto per venire (come