Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/52

Da Wikisource.

farò) in luogo più vicino a Lei, e più comodo alla nostra corri- spondenza; quanto ancora perchè io, e la mia salute medesima, non possono tollerare questo paese privo di ogni possibile distra- zione, separatissimo da ogni commercio letterario, morto affatto, digiuno di ogni novità, vero sepolcro di vivi. Allora io mi rivol- gerò a Lei con quella confidenza filiale che Ella mi suggerisce. Intanto (o voglia Ella o non voglia) non posso a meno di rinno- varle Pespressioni della mia viva, vera, e ben sentita gratitu- dine alla sua tanto graziosa e tanto amorosa premura. La mia famiglia le fa i suoi distinti ed affettuosi complimenti. Altrettanti per mia parte alla sua. L’impazienza di riabbracciarla cresce in me di giorno in giorno; e questa speranza mi vien sem- pre consolando nella vita oscura e trista che io meno qui. Mi ami, come fa, e come io l’amo.

Il suo cordialiss. sfe ed Amico
Giacomo Leopardi
1046. Di Francesco Cassi.
[di Pesaro 9. Febb.0 1827.]

Cugino e Amico cariss.” Se dal mio silenzio vorreste trarre argomento di giudicar del mio cuore, vi condurreste a falsi giudizj. Perchè io vi amo quanto amar si possa un dolcissimo amico; e l’amor mio va di pari alla stima che io porto al vostro nobilissimo ingegno, e alla vostra rara dottrina. Que- sta sincera dichiarazione valga per ogni altro preambolo, e per ogni altra scusa. Mi ha rincresciuto che quando siete passato per Pesaro, non abbiate voluto portarvi in San Costanzo ove io allora era, e che mi abbiate con ciò negata la consolazione di riabbracciarvi, e di avervi qualche giorno in mezzo a noi. Vi ho già detto, ed ora ve lo ripeto di vero cuore, che tutte le volte che vi piaccia di prevalervi d’un amo- revole ospizio, venghiate in casa mia, che mi farete un grandissimo dono. Io non sapeva che eravate costì, e vi supponeva in Bologna. Per la qual cosa ho quivi inviato alla vostra direzione il primo fascicolo