Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/516

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1568. Ad Antonio Fortunato Stella.
Firenze 2. Sett. 1830.

Signore ed amico amatiss. Dio sa con quanto piacere dalla sua de’ 21 Agosto ho rice- vuto le sue nuove, delle quali io chiedeva a quanti venivano da Milano. Le mie, sempre infelicissime, e con somma difficoltà scrivo la presente. La sua Casa avrà certo il conveniente ribasso nelle copie che vorrà prendere de’ miei canti. Se non le convien più di usare l’Epitteto e l’Isocrate, o se Ella vuol compiacersi di ridonarmeli, io gliene sarò veramente gratissimo, e con gran piacere li riceverò per mezzo sicuro. Quello del Sig. Moratti sarebbe il più pronto e il migliore. Ma Ella ritenga ancora il ms. degli Errori popolari, lavoro troppo giovanile, perch’io possa farne uso. Un milion di cose cordialissime alla sua cara fami- glia: ed Ella ami sempre il suo Leopardi, che l’ama con tutto il cuore.

1569. Di Carlo Pepoli.
B[ologna] 5 7b.e 1830.

Caro Amico Saprai dal Conte Mosconi di Verona che viene a Firenze e deside- roso di crescere ne’ buoni studi cui si diede sì fruttuosamente, vuole conoscere te di persona come ti onora di fama; saprai, dico, essere io stato nei dì passati, alquanto nojato d’una febbre che improvvisamente m’assaltò, ma che fu vinta presta. Da lui saprai come bramo di venire a vederti; e come gli ho data incombenza di scrivermi le tue nuove. Da me poi devi sapere che cerco soscrizioni a tutto potere, che ne ho già un buon numero e che presto manderotti la raccolta fatta. Tu mi chiedi del Poemetto?1 Nelle nozze Hercolani e Pallavicini ne pubblicai un brano, e scegliendo il più innocente, ebbi noje dalla Censura. Leggi il 1XX [sic] Sonetto del libretto e ridi: la Censura di Faenza lo proibì dopo X edizioni. T1 ^ r II tuo Pepoli