Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/517

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1570. A Paolina Leopardi.
Firenze 9 Settembre 1830

Cara Pilla. Quanto ho penato non vedendo risposta alla mia degli 11 Agosto a Pietruccio, che sarà smarrita! Non vi date pensiero alcuno di associazioni costì: ne ho già da 5 in 600, e si aumentano sempre. Qui (fuorché il Gabinetto, il quale non rivende i giornali) i luoghi pubblici non hanno mai tenuto fogli realisti, p[er]chè non si leggono. Brighenti non è ripassato ancora. Io sto al solito, ma sono tornato colle mie donne, lasciando quelle spietate campane, che sonavano fino a 9 ore intere in un giorno, e a doppio, ed eran 4. Addio.

1571. A Pietro Ercole Visconti.
[Firenze, 11 Settembre 1830]

Caro Pietrino. Ti rendo un millione di grazie delle cose che mi dici nella cara tua di Agosto. Darai, se ti piace, le soscri- zioni al Merle; ma con salutarlo da mia parte, lo pregherai, che scriva al Vieusseux promettendo di prendere quel tal numero di copie del libro, e di pagarle in contanti, avendo un giusto ribasso sul prezzo. Tu che fai? Che studii? perchè non mi parli almeno, delle ultime belle cose che so che hai pubblicate? Io non posso scriver più. Addio, addio. Il tuo Leopardi 11 Settembre