Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/552

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sima, e perfetta quanto è possibile in tal genere. Io ne sono incan- tato. Lodo anche molto la precisione colla quale sono indicati gli autori delle giunte ec. Ma ditemi, vi prego: la prima distri- buzione è ella ancora pubblicata? Con dolore veggo dalla vostra ultima, e M. de Mourawieff mi conferma, che la sorte di quella utilissima e magnifica opera, e la vostra posizione presente sono molto incerte. Mi lusingherebbe infinitamente il pensiero di rive- dervi qui, e di passar molte ore del giorno al vostro fianco col piacere di chi conversa con un caro amico, e di chi ascolta ed impara mille ottime cose da un uomo eruditissimo. Ma da un altro lato, veggo che a voi, se vivrete qui, bisognerà rassegnarvi a rinunziare quasi intieramente alla filologia, per assoluta man- canza di libri e d’uomini. Che che sia di ciò, confesso che il desiderio di rivedervi supera in me ogni altra considerazione: e M. Mourawieff vi desidera anch’egli moltissimo, come ben sapete, e come egli mi ripete ogni volta che mi vede. Voi avete fatto sforzi erculei per dare alle mie bagattelle filo- logiche un’apparenza di valore. M. Walz è stato eccessivamente buono con me: vi prego a ringraziamelo in mio nome. Credete voi opportuno di presentare a MM. Boissonade, Hase e Letronne i miei rispetti, e d’informarli delFammirazione e dell’umile vene- razione che io ho per loro? Fate di nuovo, vi prego, i miei sin- ceri complimenti a M. Fix. Non ostante l’indulgenza colla quale voi giudicate del Sag- gio su gli errori popolari, io sinceramente persisto a credere che il venderlo tal qual è in anima e in corpo, cioè anche per il nome, sia il migliore, e forse il solo uso che possa farsene. E se ciò si potesse presentemente far con profitto, io ve ne pregherei. V’assicuro ch’io sono intimamente convinto che da quel libro non possa venirmi onore alcuno; e però la questione è di trarne la maggior somma possibile di danaro. È gran tempo che non ho nuove di Rosini, col quale non mancherò di fare le vostre parti alla prima occasione. Il povero Hoqueda era già morto di apoplessia quando io chiusi l’altra mia lettera. La sua libreria è nelle mani di un suo nipote venuto qua da Tortona. Audin non ha ancora pubblicato il Cata-