quanto alla salute, grazie a Dio, sono sempre buone. Il mio vitto
è tornato quasi a quel che era prima del mio andare a Roma.
Mangio ad ore fisse, digerito o non digerito: per lo più quattro
volte il giorno, cioè fo anche merenda. Mangio qualunque sorta
di cose, carni, latti, frutta (compresi i fichi, ch’io non provava
più da sci anni), in somma tutto, fuori solamente lardi e brodi
grassi. Mangio anche fuor d’ora, e prendo bibite ogni volta che
voglio, e gelati ogni sera. In fine, tutti mi dicono ch’io son diven-
tato [come unì altro.
Per una combinazione, sono [stato costretto adì acquistare
un’opera francese del vapore di sei zecchini.]1 Ma ho fatto
patto col libraio, ch’è mio amico, di non pagarla in danaro, cosa
che mi rovinerebbe, ma in libri, dei quali ho promesso di mostrar-
gli una nota dov’egli abbia a scegliere. Spero ch’Ella non voglia
farmi restar bugiardo, e mi raccomando a Lei perchè si com-
piaccia di farmi fare e mandarmi al più presto una nota di dupli-
cati o altri libri disponibili della sua libreria. Vorrebbero esser
libri buoni veramente, e molti, perchè il libraio possa scegliere.
Amerò anche di sapere quante copie avanzino della mia Cre-
stomazia poetica.
Mi ami, caro Papà, come sempre, e mi benedica. Io sono con
tutto lo spirito
il suo tenero figlio.
Giacomo.
1640. |
Di Adelaide Maestri. |
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Mio caro Leopardi. Mi valgo della occasione che mi offre l’avvo-
cato Oppici, ottimo amico nostro, per iscrivervi queste poche righe.
Tanto rari sono i piaceri al mondo, e in singoiar modo a questi tempi,
ch’io non potrei lasciarmi fuggire questo di trattenermi alcuni istanti
con voi. Che fate al presente? come va la salute vostra? scrivetemene.
Io ve ne pregai ancora poco fa con una mia lettera,1 ma, fin qui, non