1685. |
A Monaldo Leopardi. |
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Caro Papà
Sono in piedi per la prima volta, anzi per il primo momento,
dopo 15 giorni di letto, benché sfebbrato già da più giorni. Mi
sono avuto un poco di cura a causa della cattiva stagione, e perchè
essendomi coricato in autunno, conviene che mi levi d’inverno.
Del resto, sono guarito perfettamente, quasi anche della tosse.
Solo mi annoia molto il pensare ai riguardi che dovrò avermi
quest’inverno, cioè al doverlo probabilmente passare in casa, se-
condo il mio antico e poco ameno costume. Ebbi la cara sua de’
15,1 e mi affretto ad assicurarla che niente fuorché la mia spon-
tanea volontà mi ha condotto a Roma, per ritornare in Toscana
tutte le volte che mi piacerà. Le bacio la mano con tutto il cuore.
Il suo Giacomo
1686. |
A Fanny Targioni Tozzetti. |
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Cara Fanny
Non vi ho scritto fin qui per non darvi noia, sapendo quanto
siete occupata. Ma in fine non vorrei che il silenzio vi paresse
dimenticanza, benché forse sappiate che il dimenticar voi non
è facile. Mi pare che mi diceste un giorno, che spesso ai vostri
amici migliori non rispondevate, agli altri sì, perchè di quelli
eravate sicura che non si offenderebbero, come gli altri, del
vostro silenzio. Fatemi tanto onore di trattarmi come uno de’
vostri migliori amici; e se siete molto occupata, e se lo scrivere
vi affatica, non mi rispondete. Io desidero grandemente le vostre
nuove, ma sarò contento di averne dal Ranieri e dal Gozzani,
ai quali ne domando.