Delle nuove da me non credo che vi aspettiate. Sapete ch’io
abbomino la politica, perchè credo, anzi vedo che gli individui
sono infelici sotto ogni forma di governo; colpa della natura che
ha fatti gli uomini all’infelicità; e rido della felicità delle masse,
perchè il mio piccolo cervello non concepisce una massa felice,
composta d’individui non felici. Molto meno potrei parlarvi di
notizie letterarie, perchè vi confesso, che sto in gran sospetto
di perdere la cognizione delle lettere dell’abbiccì, mediante il
disuso del leggere e dello scrivere. I miei amici si scandalizzano;
ed essi hanno ragione di cercar gloria e di beneficare gli uomini;
ma io che non presumo di beneficare, e che non aspiro alla glo-
ria, non ho torto di passare la mia giornata disteso su un sofà,
senza battere una palpebra. E trovo molto ragionevole l’usanza
dei Turchi e degli altri Orientali che si contentano di sedere
sulle loro gambe tutto il giorno, e guardare stupidamente in viso
questa ridicola esistenza.
Ma io ho torto di scrivere queste cose a voi, che siete bella,
e privilegiata dalla natura a risplendere nella vita, e trionfare
del destino umano. So che ancor voi siete inclinata alla malin-
conia, come sono state sempre e come saranno in eterno tutte
le anime gentili e d’ingegno. Ma con tutta sincerità, e non ostante
la mia filosofia nera e disperata, io credo che a voi la malinco-
nia non convenga, cioè che quantunque naturale, non sia del
tutto ragionevole. Almeno così vorrei che fosse.
Ho incontrata più volte la contessa Mosti,1 la quale anche
mi ha date le vostre nuove. Addio, cara Fanny: salutatemi le
bambine. Se vi degnate di comandarmi, sapete che a me, co-
me agli altri che vi conoscono, è una gioia e una gloria il servirvi
Il vostro Leopardi
Il sottoscritto, impiegato nella Fabbrica dei Tabacchi, in Traste-
vere, ebbe le incluse1 dal S.r Prof. Tommasini per essere consegnate
a V.S. 111.*