Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/616

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Non essendo allo scrivente riuscito di poter sapere il luogo della abitazione del S.r Conte; s’appiglia all’unico mezzo che gli resta, quello della Posta; e si dice

Di Lei S. Conte 111.°
Umil.0 Servitore
Giacomo Sozzi

5. X.bre

1688. A Monaldo Leopardi.
[Roma] 6 Die. [1831]

Caro papà. Continuo a star meglio, ma non esco ancora della camera. La testa mi regge poco, e però non posso dilungarmi. Saluto tutti, e le bacio la mano con tutta l’anima. E quasi un mese che non vedo gli Antici, cioè dal giorno medesimo che ammalai. Fucili non l’ho veduto da quasi due mesi: in casa, dove fui a rendergli visita, non lo trovai.

1689. A Gian Pietro Vieusseux.
[Roma] 6 Dicembre 1831

Mio carissimo Vieusseux Sono in piedi dopo 17 giorni di letto, e quasi un mese di malattia, della quale sono tutt’altro che guarito. Perdonerete il mio lungo silenzio a tre vostre carissime:1 all’ultima delle quali, non potendo io, pregai Ranieri che rispondesse per me. Spero che la sua lettera vi sarà giunta. Vi ringrazio della lettera del Sinner, per la quale vi sono debitore di un paolo fiorentino. Se altro vi fosse per me a cotesta posta, avrei molto caro che lo faceste voltare a Roma. Qui è stata molto applaudita la vostra lorte e dignitosa risposta a quei balordi Liguri. Sinner m’in-