Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/619

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1692. Ad Antonietta Tommasini.
[Roma] 20 Die. [18311

Mia cara Antonietta Giordani, per il quale mi prendo la libertà di acchiudervi una lettera,1 vi dirà come io stia di salute, e con ciò mi scuserà del mio lungo silenzio a due carissime vostre,2 e della brevità di questa. Non vi posso esprimere la gioia che mi recò il rivedere qui l’aureo, anzi divino professor Tommasini, il quale ebbe la bontà, fermandosi così poco in Roma, di venire al mio letto due volte. Esprimetegli, vi prego, la gratitudine ch’io gliene sento, e fategli un milione di saluti per me. Con lui si convenne di una certa cosa, che io non mancherò di eseguire subito che la salute me lo permetterà, e ne avrò gran piacere. Credo di aver conservati i nomi degli associati che aveste la gentilezza di man- darmi, e poiché dite di aver perdute le soscrizioni, e nondimeno volete pure incaricarvi di dispensare i miei versi costì, cercherò quella nota, e trovandola, l’acchiuderò all’Adelaide, alla quale risponderò in breve. Addio, cara Antonietta: potete pensare quanto sia il mio desiderio di rivedervi. In ogni modo, voglia- temi bene anco di lontano, e salutatemi il carissimo Ferdinando, e il bravo Emilietto. Addio addio.

1693. A Monaldo Leopardi.
[Roma] 22 Die. [1831]

Mio caro Papà. Le rendo grazie infinite della mancia ch’Ella ha la bontà di mandarmi,1 benché non possa non dispiacermi sempre che Ella s’incomodi per amor mio. Debbo avvisarla che a questa posta nessun gruppo è arrivato per me; non so se sia necessario fal- delle ricerche a cotesto ufficio. Io continuo ad uscir di casa,