Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/653

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gava a pagare il vecchio dal giorno in cui fosse restato libero. Se dunque Ella non ha di meglio da offrirci, e se il forestiere che abita il mio vecchio quartiere non vuol passare al 30 piano, come ci era stato fatto sperare, vi prego ad informarvi dal Capei se nella sua casa vi fossero due stanze alle quali noi due potes- simo scendere, avendo, io massimamente, grandissima repu- gnanza a smontare in Locanda, e gran desiderio di far meno traslocamenti che sia possibile. La risposta potete favorire di indirizzarmela a Siena. Scusate tante noie, vogliatemi bene, e credetemi, con Ranieri che vi saluta caramente, vostro affettuosissimo amico Leopardi Del resto, io sono desiderosissimo di tornare al più presto, ma forse non potrò partire che tra una settimana.

1725. A Paolina Leopardi.
[s.d., ma Roma, 13 marzo 1832]

Cara Pilla. Del fazzoletto tutto ciò che mi ricordo si è che costò 14 paoli:1 ma bisogna avvertire che era stragrande, e che lo spenditore fu Paccapelo. (Il qual Paccapelo mi pare di avere incontrato giorni sono per Roma, che mi salutò a nome: è egli a Roma? o io m’ingannai?) Il mio raffreddore continua ad andare piuttosto meglio, ma non esco di casa ancora, nè credo che uscirò se non per montare in legno e partire. Sai già ch’io son desti- nato a star male tutto il mese che precede qualunque mio viag- gio, e che sono sempre dispensato per forza dalle visite di con- gedo. Ier l’altro rividi il Ministro di Prussia, che mi parlò de’ Dialoghetti e del libro sul progetto di bonificazione dell’agro romano,2 lodando molto l’uno e gli altri. Fu cosa curiosa l’ul- tima volta che passai per Ancona, che un farinello fuor della porta, presso cui mi fermai a rinfrescare, mi fece grandissimi elogi di quel libro sul progetto, chiamandolo un’operona. Addio: salutami tutti. Scriverò ancora, prima di partire.