ghi contenuti in cotesto Giornale; nè potendo senza ingiustizia
lasciare che si attribuisca a me l’altrui, e conseguentemente si
spogli altri del suo; la prego a compiacersi di pubblicare sul suo
Giornale la presente, colla quale dichiaro che non sono autore
nè del suddetto libro, nè di alcuno dei suddetti dialoghi. E devo-
tamente la riverisco. Giacomo Leopardi.
P. S. La prego di fare per mia parte mille complimenti all’e-
gregio Signore Suo fratello Giovanni. - Dichiarazioni simili a
questa sono state già pubblicate a mio nome in altri Giornali,
e nominatamente nel Diario di Roma, n. 41.1
1752. |
Di Pietro Brighenti. |
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Stimatissimo Giacomo:
Tu hai ben ragione di riconvenirmi nella tua del 15. corrente. Mi
sono accorto di essermi spiegato assai male. Lo farò a miglior tempo,
cioè a miglior tempo cercherò di spiegarmi meglio: e allora son certo
che le nostre idee andranno all’unisono, come diceva Bonaparte. Io
partirò di qui verso il 20. di luglio. Le stupende maraviglie di Roma
antica e moderna, mi rimarranno scolpite nella fantasia, e con molto
contrari affetti. Se avessi la tua penna sono sicuro che farei un libro
da valere più che Macchiavello e Petrarca, e Guicciardini e il Cantore
dei tre Regni.
Iu Li ringrazio, mio degno Amico, della premura che avesti per quelle
carte, le quali si erano stagnate nella Posta di Firenze, e che tua mercè,
mi giunsero alle mani. Avrò per questo un debito teco, che pagherò
a piacer tuo.
Spero che ti troverai bene: spero ancora che teco sarà sempre l’ama-
biliss.0 S.r Ranieri. Or io v’interesso amendue per una grazia: la quale
potrebbe darsi che vi recasse un qualche piacere unito all’incomodo
che per amor mio vi darete.
In Firenze canta una signora Del Sere, che mi dicono giovine, bella