1061. |
Ad Antonietta Tommasini. |
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Signora ed Amica pregiatissima.
Dovrò da ora innanzi compiacermi del mio piccolo articolo
stampato nel Raccoglitore, poiché esso mi ha proccurato il dono
della graziosa ed elegante sua lettera. Ancor io riguardo i
poveri Greci come fratelli; e se più si fosse potuto dire in loro
favore, lo avrei detto certamente in quell’articolo: nondimeno,
considerata la impossibilità in cui siamo, di parlare liberamente,
mi pare di averne detto abbastanza. Non entrerò a ragguagliarla
delle cose mie e delle mie occupazioni, come Ella per sua genti-
lezza mi domanda: perchè se pur questa sarà materia sopporta-
bile, io potrò parlarlene lungamente a voce fra poco; chè io fo
conto di partire per Bologna dentro la settimana corrente, o
al principio dell’altra al più tardi. I miei distinti complimenti
e saluti al suo Consorte, e cento baci al bravo Emilietto, futuro
emulo di Emilio, se non nelle imprese militari, che non con-
vengono ai nostri tempi, certo neH’amor della patria, e nella
virtù e volontà di giovarla in altri modi. Mi creda sempre, come
sono e sarò di cuore
Suo affmo amico Giacomo Leopardi |
1062. |
A Francesco Puccinotti. |
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Caro Puccinotti. Poco dopo ricevuta l’ultima tua (di questo
Febbraio passato),1 ti scrissi, sperando di mandarti la lettera
per mezzo di Monsieur Pagliarini, che mi aveva promesso di
lasciarsi rivedere prima di tornare a Macerata. Ma in fatti Mon-
sieur non comparve; e venuta la Quaresima, non credetti che