Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/68

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1061. Ad Antonietta Tommasini.
Recanati 18 Aprile 1827.

Signora ed Amica pregiatissima. Dovrò da ora innanzi compiacermi del mio piccolo articolo stampato nel Raccoglitore, poiché esso mi ha proccurato il dono della graziosa ed elegante sua lettera. Ancor io riguardo i poveri Greci come fratelli; e se più si fosse potuto dire in loro favore, lo avrei detto certamente in quell’articolo: nondimeno, considerata la impossibilità in cui siamo, di parlare liberamente, mi pare di averne detto abbastanza. Non entrerò a ragguagliarla delle cose mie e delle mie occupazioni, come Ella per sua genti- lezza mi domanda: perchè se pur questa sarà materia sopporta- bile, io potrò parlarlene lungamente a voce fra poco; chè io fo conto di partire per Bologna dentro la settimana corrente, o al principio dell’altra al più tardi. I miei distinti complimenti e saluti al suo Consorte, e cento baci al bravo Emilietto, futuro emulo di Emilio, se non nelle imprese militari, che non con- vengono ai nostri tempi, certo neH’amor della patria, e nella virtù e volontà di giovarla in altri modi. Mi creda sempre, come sono e sarò di cuore

Suo affmo amico
Giacomo Leopardi
1062. A Francesco Puccinotti.
Recanati 21 Aprile 1827.

Caro Puccinotti. Poco dopo ricevuta l’ultima tua (di questo Febbraio passato),1 ti scrissi, sperando di mandarti la lettera per mezzo di Monsieur Pagliarini, che mi aveva promesso di lasciarsi rivedere prima di tornare a Macerata. Ma in fatti Mon- sieur non comparve; e venuta la Quaresima, non credetti che