Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/693

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Voi sapete che sono stato occupatissimo nel terminare i miei lavori, e nel fare i preparativi per la partenza. Però non avrete saputo forse ch’io sono stato per più di due settimane gravemente ammalato, per molti giorni da non potere uscir di casa, neppure anche levarmi dal letto. Mi trovo ora grazia a Dio, rimesso. Ma passiamo al principale motivo che ora mi fa scrivere. Siccome dalla mia dimora si può godere perfettamente della vista della festa che si da stasera sul Lung’Arno, così vi prego di farmi la grazia a venire a parteciparne meco. Mi farete doppia grazia condu- cendo con voi l’amabile amico, con cui convivete. Non vi tedio più nella persuasione che avrò il vero piacere di trat- tenermi con voi personalmente sta sera. Intanto vi offro Stim.mo Sig.c Conte, la mia sincera amicizia e rispetto. Sono sempre vostro Aff.mo GeoNott Locanda Schneidorff N.° 22. Sabato Giù. 23 1832.

1765. A Paolina Leopardi.
[Firenze, 26 Giugno 1832]

Cara Pilla. Io non penso più alla salute, perchè di salute c di malattia non m’importa più nulla: del resto, specialmente quanto all’applicare, sto presso a poco al solito, cangiato molto nel morale, non nel fisico. De’ miei affari, come tu dici, che dovrei scriverti?1 Riempierti il naso di fumo, non mi dà più l’animo, e mi fa nausea. Di arrosto, del quale ancora, nel mio stato pre- sente, m’importerebbe poco, non posso parlarti, perchè nulla si conclude. Il 25 Luglio 1830 ha rovinata coll’Europa la lette- ratura per un buon secolo. Un mese e mezzo fa, io aveva ripreso un progetto formato già prima della mia partenza per Roma,