mi trovo qui con tutti i Miei, e sarei stato ben lieto d’un qualunque
ritardo, perchè così mi sarei in Roma procurato il bene di conoscere
i due giovani Signori di cui mi parlate, e avrei servito un mio caris-
simo Cugino, benché in cosa ben picciola. Spiacemi questo incidente
di cui ne accuso il destino. Se quei due Signori si saranno diretti alla
mia abitazione, avranno rilevato dal domestico la mia assenza da qual-
che giorno, e quindi avran detto fra loro, Oh quanto male l’abbiamo
indovinata! Ma certo se mi trovava nella Capitale non avrei trascu-
rato mezzi perchè fossero rimasti sodisfatti del debole presentante nella
Società da me frequentata. Quantunque non abbia il piacere di cono-
scerli, potrete in rivedendoli dare loro ad intendere questi miei sen-
timenti.
Godo sentire vostre buone nuove, e spero che codesto soggiorno vi
sarà sempre proficuo.
I Nostri comuni Congiunti, tutti in ottima salute, affettuosamente
vi salutano.
Desidero qualche vostro comando per qui o per Roma ove sarò nel-
l’Ottobre, e spero che la fortuna vorrà essermi più propizia, onde
mostrarvi co’ fatti quanto di cuore io sia
Il vostro Aff. Cugino
Matteo Antici
P. S. Poco dopo la vostra partenza da Roma, in cui dopo tanti anni
avemmo la sodisfazione di rivedervi, Ruggero mio fratello vi scrisse
una lettera non sò per quale affare,1 ma ne attende ancora da voi la
risposta; ed è sperabile che non sia andata smarrita, ne che quegli che
fu incaricato d’impostarla non abbia ommesso di pagare la tassa dovuta
sino ai confini.
1767. |
A Monaldo Leopardi. |
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Mio cariss. Papà. Iddio mi liberi dal sentir dispiacere delle
cose che Ella con paterna bontà mi dice nella sua affettuosis-
sima dei 12 Giugno. Io gliene rendo grazie anzi con tutto il
cuore, e con la mia solita sincerità: e piacendo a Dio, non lascerò