Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/695

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mi trovo qui con tutti i Miei, e sarei stato ben lieto d’un qualunque ritardo, perchè così mi sarei in Roma procurato il bene di conoscere i due giovani Signori di cui mi parlate, e avrei servito un mio caris- simo Cugino, benché in cosa ben picciola. Spiacemi questo incidente di cui ne accuso il destino. Se quei due Signori si saranno diretti alla mia abitazione, avranno rilevato dal domestico la mia assenza da qual- che giorno, e quindi avran detto fra loro, Oh quanto male l’abbiamo indovinata! Ma certo se mi trovava nella Capitale non avrei trascu- rato mezzi perchè fossero rimasti sodisfatti del debole presentante nella Società da me frequentata. Quantunque non abbia il piacere di cono- scerli, potrete in rivedendoli dare loro ad intendere questi miei sen- timenti. Godo sentire vostre buone nuove, e spero che codesto soggiorno vi sarà sempre proficuo. I Nostri comuni Congiunti, tutti in ottima salute, affettuosamente vi salutano. Desidero qualche vostro comando per qui o per Roma ove sarò nel- l’Ottobre, e spero che la fortuna vorrà essermi più propizia, onde mostrarvi co’ fatti quanto di cuore io sia Il vostro Aff. Cugino Matteo Antici P. S. Poco dopo la vostra partenza da Roma, in cui dopo tanti anni avemmo la sodisfazione di rivedervi, Ruggero mio fratello vi scrisse una lettera non sò per quale affare,1 ma ne attende ancora da voi la risposta; ed è sperabile che non sia andata smarrita, ne che quegli che fu incaricato d’impostarla non abbia ommesso di pagare la tassa dovuta sino ai confini.

1767. A Monaldo Leopardi.
[Firenze 3 Luglio 1832]

Mio cariss. Papà. Iddio mi liberi dal sentir dispiacere delle cose che Ella con paterna bontà mi dice nella sua affettuosis- sima dei 12 Giugno. Io gliene rendo grazie anzi con tutto il cuore, e con la mia solita sincerità: e piacendo a Dio, non lascerò