1790. |
A Monaldo Leopardi. |
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[Firenze, 8. Ottobre 1832] |
Caro Papà mio. Mi levo in questo momento dopo dodici
giorni di letto, con 708 febbri cagionate da un reuma di petto,
ch’è il 3.0 che ho in 10 mesi. Sono proprio abìmé di debolezza,
e costretto, con mio dolore, ad esser brevissimo. Del resto vo
sempre, benché lentamente, migliorando. Io ho sempre sentito
da molti già nominare e lodare il suo Buonafede,1 ma non mai
visto ancora, non che ricevuto, quantunque lo desideri molto.
Le bacio con tutto il cuore la mano.
Suo amorosissimo figlio Giacomo. |
8. Ottobre
1791. |
A Monaldo Leopardi. |
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[Firenze, 13. Ottobre 1832] |
Mio caro Papà. Non posso esprimerle la gratitudine che
m’ispirano le sue due ultime,1 sebbene da esse non conosca
nulla di nuovo, conoscendo il suo cuore. La ringrazio affettuo-
samente molte e molte volte, e l’assicuro della mia tenera rico-
noscenza. Scriverò alla Mamma subito che potrò. Ora sono
troppo debole, e appena scrivo queste due righe, pregandola di
far le mie scuse colla Marchesa2 se le accludo questa così sec-
camente senza nulla aggiungere. La malattia mi ha fatta una
torte impressione perchè mi ha trovato straordinariamente este-
nuato dal caldo. Vengo risorgendo, ma molto adagio. Mi bene-
dica, caro Papà mio, e mi creda sempre suo affettuosiss. e rico-
noscentissimo figlio
Giacomo
13. Ottobre