Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/728

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parlato alla Clodovea intanto: ma mi giura che non ha mezzo sicuro di far ricapitar la tua. Ho cercato altre vie, e cercherò: ma ancora non ho potuto conchiuder nulla. Si combina che sto poco bene; e Papadopoli, mio solo conoscente a Venezia, non è in città, nè so quanto sarebbe a proposito. Anima mia, le tue angu- stie mi danno una pena infinita. Non mi dici se questa debbo far- la con sopraccarta o senza, ma mi par senza. Addio, anima mia.

1804. Di Carlo Pepot.i.
Ginevra 30 9b?e 1832.

Caro Leopardi Il Sig.1' De Magnoncourt, che viene in Italia, per conoscere tutte le cose e le persone più pregevoli, ti recherà questa mia letterina. Tu fra i dottissimi del nostro paese, accoglierai con festa un lette- ratissimo francese che cerca, e tiene in pregio ogni nostra fama. Io spero che lo vorrai condurre alla Casa del Niccolini, acciò vegga il tragico illustre che dettò il Procida,1 ed a questo poeta tu mi ricor- derai servidore. - Sono poi bramoso di udire le tue nuove e sapere quali opere tu stai scrivendo, essendo così tra loro svariate le voci che me ne furono raccontate, da confondermi grandemente. Non ti rac- comando il Signor De Magnoncourt, perchè non ha bisogno di racco- mandazioni, ma ti saprò grazia di tutti gli uffici di cortesia che adope- rerai verso questo signore che accompagna il molto sapere alla molta cortesia. Sta sano; ed alla tua amicizia tienmi raccomandato. - Il tuo Carlo

1805. Ad Antonio Ranieri.
[Firenze] 1 Die. [1832]

Ranieri mio. Iersera Niccolini non era tornato ancora. Del resto credo che oramai la lettera giungerebbe assai tardi. La tua