parlato alla Clodovea intanto: ma mi giura che non ha mezzo
sicuro di far ricapitar la tua. Ho cercato altre vie, e cercherò: ma
ancora non ho potuto conchiuder nulla. Si combina che sto poco
bene; e Papadopoli, mio solo conoscente a Venezia, non è in
città, nè so quanto sarebbe a proposito. Anima mia, le tue angu-
stie mi danno una pena infinita. Non mi dici se questa debbo far-
la con sopraccarta o senza, ma mi par senza. Addio, anima mia.
Caro Leopardi
Il Sig.1' De Magnoncourt, che viene in Italia, per conoscere tutte
le cose e le persone più pregevoli, ti recherà questa mia letterina.
Tu fra i dottissimi del nostro paese, accoglierai con festa un lette-
ratissimo francese che cerca, e tiene in pregio ogni nostra fama.
Io spero che lo vorrai condurre alla Casa del Niccolini, acciò vegga
il tragico illustre che dettò il Procida,1 ed a questo poeta tu mi ricor-
derai servidore. - Sono poi bramoso di udire le tue nuove e sapere
quali opere tu stai scrivendo, essendo così tra loro svariate le voci che
me ne furono raccontate, da confondermi grandemente. Non ti rac-
comando il Signor De Magnoncourt, perchè non ha bisogno di racco-
mandazioni, ma ti saprò grazia di tutti gli uffici di cortesia che adope-
rerai verso questo signore che accompagna il molto sapere alla molta
cortesia.
Sta sano; ed alla tua amicizia tienmi raccomandato. -
Il tuo Carlo
1805. |
Ad Antonio Ranieri. |
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Ranieri mio. Iersera Niccolini non era tornato ancora. Del
resto credo che oramai la lettera giungerebbe assai tardi. La tua