Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/806

Da Wikisource.

pubblicazioni recenti da Alessandro Poerio tornato qua nella primavera di quest’anno. Ma egli assorto nella profonda sapienza di un asino italiano, anzi dalmata, chiamato Niccolò Tomma- sèo, le cui sublimi lezioni lo tennero occupato negli ultimi giorni della sua dimora in Parigi, non ebbe agio di rivedere gli amici, non mi recò di Voi altre nuove, se non che eravate definitiva- mente ed onorevolmente collocato costì: della qual cosa, se è vera, come spero e credo, sono veramente lieto. Vogliate dun- que Voi stesso darmi con particolarità le nuove vostre, parlarmi de’ vostri studi, de’ vostri disegni, in fine mettermi al corrente della vostra storia, facendo sparire la laguna che il lungo silen- zio passato ha posto non nella nostra amicizia, ma nelle nostre relazioni scambievoli. Io, dopo quasi un anno di soggiorno in Napoli, cominciai finalmente a sentire gli effetti benefici di quest’aria veramente salutifera: ed è cosa incontrastabile ch’io ho ricuperato qui più di quello che forse avrei osato sperare. Nell’inverno passato potei leggere, comporre e scrivere qualche cosa; nella state ho potuto attendere (benché con poco successo quanto alla correzione tipo- grafica) alla stampa del volumetto che vi spedisco; ed ora spero di riprendere ancora in qualche parte gli studi, e condurre ancora innanzi qualche cosa durante l’inverno. Le difficoltà, che presto conobbi, dell’esecuzione mi fecero rinunziare al pensiero che vi aveva comunicato, e sul quale sì amichevolmente vi tratteneste nella vostra ultima lettera, di scri- vere in coteste Riviste. Io sono a Napoli sempre, come io era a Firenze, in un modo precario, ma sempre senza alcuna veduta nè alcun disegno positivo di cambiamento. Ranieri, col quale io vivo, e che solo il fulmine di Giove potrebbe dividere dal mio fianco, vi manda per mio mezzo mille complimenti, ed è assai desideroso di conoscere personalmente un uomo del quale mi ode parlare spesso e con maggiore interesse ch’io non soglio lacilmente mostrare per alcuno. Chi sa se e quando sarà dato a noi tre di ritrovarci insieme? Intanto, qualunque sia la nostra scambievole lontananza, non mi dimenticate. Sarò contento se serberete di me quella memoria ch’io serbo di Voi. Scrivetemi