44. Credilo a me ch’egli è del glorïoso;
Però qua dentro, via, distendi il braccio,
Chè troverai del buono e del gustoso
Se tu volessi ben del castagnaccio1.
Paride fece un po’ del vergognoso;
Ma nel veder le bombole2 nel ghiaccio
Mandò presto da banda la vergogna,
E fece come i ciechi da Bologna3. 45. Levatagli poi via la calamita
Di quel buon vino e massime del bianco,
Gli fataron le Dee tutta la vita,
Dalla basetta infuor del lato manco;
Sicchè, in quanto ad aver taglio o ferita
In altra parte, era sicuro e franco:
Poi dangli un brando colla sua cintura,
E del trattarlo l’intavolatura. 46. E perchè il tempo ormai era trascorso
Che inviarlo dovean di quivi altrove,
Prima in sua lode fatto un bel discorso,
Che l’agguagliava a Marte, al Sole e a Giove,
Figliuol, dissero, quanto t’è occorso
Fin qui stanotte, e il come e il quando e il dove
A noi palese è tutto per appunto,
Anzi sei qui per opra nostra giunto.
↑Il castagnaccio, pan di castagne, se non sia assai bene condito, è tutt’altro che un boccon ghiotto. (Nota transclusa da pagina 360)
↑Bombole. Vasi di vetro da mettere il vino in fresco. (Nota transclusa da pagina 361)
↑I ciechi di Bologna. Ci vuole un soldo per farli cantare, e due per farli chetare. (Nota transclusa da pagina 361)