47. Acciò tu vada incontro a un’avventura,
A pro d’un, pover uomo questa notte.
Questo è un tal, cognominato il Tura,
Ch’in Parïon1 gonfiava le pillotte.
Era in bellezze un mostro di natura,
sicchè tutte le donne n’eran cotte;
E lasciando i rocchetti ed i cannelli,
Per lui, ch’è ch’è, facevano a’ capelli. 48. Non ch’ei ne desse loro occasïone,
Come qualche Narciso inzibettato,
Ch’una cuffia ch’e’ vegga a un verone,
Di posta corre a far lo spasimato;
Anzi è un di quei ch’al mondo sta a pigione,
A bioscio nel vestire e sciamannato;
Ch’addosso i panni ognor tutti minestra
Tirati gli parean dalla finestra. 49. Ed esse eran capone; ma chiarite,
Alfin lasciando quel suo cuor di smalto,
Fecer come la volpe a quella vite
Ch’aveva sì bell’uva e tanto ad alto,
Che dopo mille prove, anzi infinite,
Arrivar non potendovi col salto
Gli è me’, disse, ch’io cerchi altra pastura,
Chè questa ad ogni mo’ non è matura.
↑St. 47. Parione è una strada di Firenze dove soleano giocare a palla e a pillotta. (Nota transclusa da pagina 361)