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82 | ricordi delle alpi. |
spiro; trassi di tasca il fazzoletto e m’asciugai il sudore; poi, dato un lungo sospiro, ripresi:
— Ma com’è, che vi trovate qui sola, derelitta, senza un sollievo....
— Mia marito è andato da due ore a raccòr legna; Nellina, mia figlia, a cercarmi un po’ di pane....
Mi pareva d’aver le traveggole o di sognare: — ha marito, pensavo, costei e una fanciulla, e or si trova in condizioni non dissimili del più vile giumento! — Povera infelice! E avrà pur sognato gioie modeste, avuto giorni di quiete e d’amore; nè certo in sua gioventù dovev’essere un mostro. Cinque anni in questo stato! Cinque anni e tanta pazienza!...
Mentre facevo questi riflessi, la povera donna, allampanata come un cadavere, guancie a borselli d’un giallo livido, mi fissava con aria di sofferenza veramente rassegnata; e, certo incapace d'indovinare quanto si passasse in mio cuore, disse con voce di intimo soddisfacimento:
— Prego sempre il Signore, che mi faccia la grazia di chiamarmi a sè; ma sinora non me ne tiene degna: tanto, vede, io sono di peso a loro.... Tre bocche costano; la Nellina sinora può far poco, e mio marito non ha respiro da mane a sera.