Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
una sventurata. | 81 |
collati, cadenti, in furiosi rabbuffi. Le dita delle mani quasi rattrappite di violenza, e le braccia brancolanti sopra una lurida coltre con quel senso di difficoltà che mostra il gambero nelle movenze delle sua branche: il resto del corpo accoccolato in guisa da non sapersi a quale confrontarlo, che non fosse della razza schifosa de’ crostacei.
Al senso di profondissima pietà destato a quella vista, s’accompagnò pure un cotale ribrezzo per quell’immondo ripostiglio, sì che dapprima mi stetti sul forse; poi la commozione scacciò ogni scrupolo, e mi trassi verso la povera creatura in quell’aere umidiccio e nauseabondo.
— Che male vi tormenta, le dissi, buona donna?
La misera sbarrò gli occhi come se indovinasse un soccorso isperato, e due grosse lagrime le sdrucciolarono dalla guancie; tentando sorreggersi, rispose con voce cavernosa.
— Dolori in tutte le ossa, e poi qui (cennò al petto) un grosso peso,... grosso.... (e dava in un rantolo), così grosso, che mi soffoca....
— E gli è da molto, che vi trovate confitta costì?
— Da cinque, e.... più anni....
A queste parole, lo confesso, parve mi si stringesse il cuore, quasi a mancarmi il re-