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che la durata della fosforescenza debba in parte attribuirsi all’aria che rimane sempre aderente all’insetto.

Ho tentata pure un’altra esperienza che credo importante il descrivervi prima di trarre dalle suesposte, le conseguenze che ne dipendono. Ho separato i segmenti luminosi da varie lucciole ben vive, e li ho schiacciati e triturati in un piccolo mortajo d’agata. In questa guisa, la materia di questi segmenti apparisce grandemente luminosa sulle prime; ma dopo pochi secondi se ne vede indebolire la luce e cessare affatto. Questo avviene anche più presto se il mortajo è lievemente caldo. Introduco nel fondo di una campana di vetro una porzione della sostanza triturata dei segmenti, e all’istante in cui cessa di splendere, riempio la campana di mercurio, la rovescio sul bagno e v’introduco l’ossigene. Al contatto del gas ho veduto una sola volta tra le moltissime esperienze fatte, un leggerissimo segno di luce che cessò all’istante: in una sperienza in cui la materia triturata dei segmenti splendeva ancora debolmente quando il gas fu introdotto, la luce continuò per alcun tempo. Analizzai il gas in questi due casi 48 ore dopo. Il suo volume non aveva variato: e l’assorbimento colla potassa sopra 8cc di gas ossigene, non oltrepassò 0cc,2 nell’esperienza in cui la luce aveva continuato, e fu nullo nell’altra. Era rimasto l’ossigene puro.

In un altra esperienza ho scaldato 20 segmenti luminosi a +40.° circa, mettendo il tubo in cui erano contenuto nell’acqua calda a quella temperatura. I segmenti si sono fatti rossi ed hanno cessato di splendere. Allora ho empito il tubo di mercurio, l’ho rovesciato sulla vasca ed ho introdotto l’ossigene, non ho scorta luce e dopo 4 giorni la potassa non ha indicato nessun assorbimento. Questi segmenti non han fatto che cessare di splendere, e l’ossigene non è più stato assorbito, nè l’acido carbonico per conseguenza è stato prodotto.

Alcune lucciole messe nell’idrogene solforato hanno ces-


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