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sato dopo pochi secondi di splendere e di vivere. Non si sono più fatte vedere fosforescenti anche in contatto dell’ossigene, e quantunque scaldate. Schiacciandone i segmenti luminosi, qualcuno ha emesso una debolissima luce.

Descriverò finalmente l’esperienza fatta mettendo le lucciole, e i soli segmenti luminosi nell’aria molto rarefatta. Ho introdotto nel fondo chiuso di un lungo tubo di vetro alcune lucciole intiere e alcuni segmenti luminosi tolti da altre lucciole. Ho empito il tubo di mercurio e l’ho rovesciato entro un pozzetto nello stesso liquido, operando come per fare un barometro. Le lucciole ed i loro segmenti si sono così trovati in uno spazio in cui di certo l’aria era assai rarefatta. La luce ha cessato nelle lucciole e nei segmenti circa nello stesso tempo, cioè dopo 2 o 3 minuti; al solito ha cessato prima di mostrarsi intermittente. Appena la fosforescenza scompariva introducevo l’aria, e non tardava il tutto a risplendere di nuovo. Vidi distintamente, anche in questo caso tutte le lucciole riprendere il movimento perduto: avevano cessato di splendere nell’aria rarefatta, ma non erano morte. È lo stesso che avviene col raffreddamento.

I fatti fin qui esposti, conducono necessariamente alle seguenti conclusioni, che sono in parte nuove e in parte assai meglio determinate di quelle dedotte finora.

1.° Può cessare la fosforescenza dei segmenti luminosi di una lucciola, senza che questa sia morta.

2.° V’è nella lucciola una sostanza che spande lece e non sensibilmente calore, la quale per mostrarsi con questa proprietà non ha direttamente mestieri dell’integrità dell’animale e del suo stato di vita.

3.° L’acido carbonico e l’idrogene sono mezzi nei quali la materia fosforescente della lucciola cessa di splendere, dopo un tempo che non è maggiore di 30’ o 40’ se i gas sono puri.

4.° Nel gas ossigene la luce della materia fosforescente