Pagina:Mattielli - Della vita e degli scritti di Gian Giacomo Mazzolà, Padova, Sicca, 1846.pdf/13

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logoro tutto di salute e di panni, che a lui fanciullo tendeva la destra, offrìgli il poco pane e frutta che aveva; e desiderando potere ancor più, se lo fece compagno sino alla sua casa; ove giunto, alla buona genitrice additandolo, la pregava.... ma la madre, affrettandosi a coprire le seminude membra dell’ospite inaspettato, avea già, nonchè compreso, compiuto il voto del suo Giacomo. A tanta scuola il Mazzolà apparecchiava assai bene il suo medico cuore. La Medicina a lui doveva offerire un vastissimo campo ad esercitare l’ingegno e l’affetto; e ben se ’l seppe in appresso il Portello, contrada da lui eletta siccome il semenzajo de’ poveri, lasciando il suo nome costantemente desiderato; chè sebene la filantropia del Mazzolà andasse coperta dal candido velo della modestia, Padova certamente non ignorava a qual grado giugnesse. Tenero amico de’ suoi parenti, amava seco loro dividere qualche parte del giorno, consacrando poi lunghe ore nella usata sua cameretta, non come ragazzo dal dovere costretto, ma come uomo avvezzo a meditare, e che nello studio ricerca quanto possa a’ suoi simili renderlo utile. Nemico di que’ giochi che spesso fanno scala al vizio, e ai quali senza discrezione abbandonasi la tenera età, ogni cura poneva a riuscire nelle sue scuole tra i primi. Appresi gli elementi dello scibile umano, diede opera con somma predilezione alla lingua del Lazio, allora singolarmente in onore così, come a’ di nostri dannosamente negletta; e da questo studio assiduo egli trasse quella nettezza di